Turismo halal: ecco cosa vogliono i musulmani in viaggio

Turismo halal: una vera e propria miniera d’oro per gli operatori dell’ospitalità nei Paesi del Golfo. Secondo le cifre fornite all’Arabian Travel Market di Dubai il segmento avrà un impatto sul Pil in Medioriente di oltre 36 miliardi di dollari entro il 2020, rispetto ai 30,5 miliardi del 2017.

Si prevede inoltre che il segmento genererà 1,2 milioni di posti di lavoro regionali diretti e indiretti entro il prossimo anno.

Le necessità dei viaggiatori
Ma come attrarre la nuova generazione di turisti musulmani? “Quello che cercano - spiega Mamoun Hmedan, managing director per l'area Mena e l'India di Wego - sono immobili vicini alle moschee o ad attrazioni di loro interesse”.

La più grande sfida per noi – aggiunge Chris Nader, vice president di Shaza Hotels – è sul fronte dei resort, che dovranno assicurare la privacy necessaria a questa tipologia di turisti e, nello stesso tempo, anche le facilities di cui hanno bisogno per divertirsi. Un mix la cui creazione rappresenta una vera e propria sfida".

I viaggiatori musulmani, aggiunge, non hanno necessariamente bisogno di vedere il marchio halal, "ma devono sapere di poter contare su servizi halal; non cercano più il solo hotel, ma vogliono anche sapere cosa possiamo offrire loro in termini di esperienze”.

Il ruolo dei servizi online sarà determinante per catturare siprattutto la fascia più giovane di viaggiatori musulmani: “Nei prossimi dieci anni – spiega Faeez Fadhlillah, ceo di Tripfez – i giovani mediorentali giochernno un ruolo significativo nel guidare le tendenze del turismo. Ecco perché le Ota sono così interessate a soddisfare la domanda dei giovani viaggiatori musulmani”.

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