La confraternita di Serra"Un lavoro da artigiani"

“Guardi che se uno ha i soldi muore sempre per ultimo”. Non sarà mai uno di quelli che ti parla delle strategie di marketing per strappare clienti alla concorrenza, neppure del mercato che non risponde e delle agenzie che non sono più quelle di una volta.

Michele Serra, classe ‘63, cinque figli, nato in Svizzera ma a Torino da sempre, vive con la voglia addosso di fare prodotto. E la fascia medio-alta è il suo mondo. Presidente di Quality Group e timoniere di Mistral, alla ricerca costante del programma perfetto tra serate passate a studiare viaggi e buone letture, perché “se non si legge non si vive”.

Guai però a sfiorare la parola lusso, perché  non gli piace molto e ti racconta subito che da anni gli piovono consigli sulla scrivania per fare il salto di qualità.

Partiamo dai consigli.
Le solite cose, tutti a dirmi che devo lanciare un catalogo lusso e giù una lunga serie di consigli. Ma noi di Mistral non cambiamo linea.

Possiamo chiamarla fascia medio-alta?
Come vuole, non è il caso di inserire tutto all’interno di una categoria.

Bene, come se la passa il suo mercato allora?
Meglio di altri, abbiamo sofferto meno di operatori che si sono trovati esposti su mete difficili.

I primi cinque mesi del 2011 dicono che…
Stiamo viaggiando con un calo delle vendite del 5 per cento rispetto allo scorso anno. Insomma, siamo ancora in piedi su un mercato che ha spesso bisogno di ossigeno.

Ecco, appunto, parliamo di quanto ossigeno manca al Mar Rosso?
Lasciamo perdere in attesa di tempi migliori, ma riprendersi quote e margini non sarà così facile per nessuno. Vi sono segnali di risveglio, ma niente di esaltante.

Allora, come dice qualcuno, bisogna rifugiarsi nelle nicchie di mercato?
Per favore non tocchiamo questo argomento. Da sempre credo che se vivo e commercializzo viaggi di nicchia sono finito. Appena qualcosa non va per il verso giusto si rischia troppo.

Come con il Giappone?
Infatti. Per questo bisogna poter disporre di una serie di prodotti curati e conoscerli. Andare sul posto e cercare nuovi itinerari, scoprire qualcosa di nuovo. Poi tramutare il tutto nel prodotto da offrire ai clienti. Sul Giappone però le voglio raccontare una cosa.

Prego…
Prima della catastrofe nucleare stava vivendo uno sviluppo turistico a doppia cifra. Si vendeva molto bene, situazione neppure immaginabile qualche stagione fa. Una soddisfazione assoluta per noi. Poi tutto si è fermato, come logico.

Dura ripartire nel 2012?
Direi praticamente impossibile. Ci vogliono anni per riprendere il filo del discorso.

La crisi del Giappone in qualche modo toccherà anche la Cina?
In qualche modo sì, ma noi andiamo avanti e lavoriamo senza perdere entusiasmo, curando i dettagli. La Cina si vende ancora ma dobbiamo proporre programmi di forte attrazione.

Un lavoro da artigiani?
Ecco, piuttosto che specialisti ci piace essere definiti artigiani. Anzi, noi del Quality siamo una confraternita di artigiani con basi industriali. Così mi piace. E poi nelle aziende del consorzio abbiamo grande autonomia di prodotto. Un passaggio importante, direi decisivo.

Dicono che dopo 22 anni di attività sia sempre pronto a fare i preventivi. Quanto di vero?
Tanto, e non ci trovo niente di strano, mi creda. Non bisogna perdere la voglia, altrimenti sono guai e si diventa prede di mercato. Come la storia del cocker.

Scusi?
Se sono un levriero, il leone può impegnarsi fin che vuole ma non mi prende. Se divento un cocker. per il leone diventa tutto facile.

Parliamo di qualcuna di queste prede?
No, preferisco dire che quando l’imprenditore si stanca o invecchia corre il rischio di vedere sparire un progetto di azienda. Il passaggio generazionale è il grande tema del mercato. Vi sono tanti esempi su piazza e tra qualche anno vedremo come andrà a finire.

Esempio?
Parliamo di ping pong, che è meglio.

Perché, gioca ancora nelle pause di lavoro?
No, per mancanza di avversari.

Preferisce mettere tutti d’accordo nel consorzio Quality?
Sono un vecchio democristiano che amministra le spese comuni. Per il resto ognuno si gestisce e i risultati arrivano.

Senza discussioni?
È un sistema leggero e leale. I patti sono abbastanza chiari e questo ci permette di andare avanti senza sussulti.

Torniamo al passaggio di generazione…
A volte bisogna individuare la persona giusta in azienda e passare la mano, evitando di coinvolgere i figli. Difficile, ma va fatto.

Pensa al Ventaglio di Bruno Colombo?
Anche a lui, certo. Un grande venditore dotato di un talento unico, ma ad un certo punto tutto gli è sfuggito di mano. Un operatore di grande livello finito in quel modo, peccato davvero.

Cosa ne pensa del Codice del Turismo?
Assurdo.

Lavorate con la nuova Alitalia?
Dove possiamo lavorare con loro lo facciamo, ma non ha prodotto.

S’intravede, però, una nuova compagnia.
Vero, abbiamo notato miglioramenti e si sente la mano del socio Air France che prima o poi prenderà il controllo totale.

Intanto siamo quasi a metà stagione e molti tour operator viaggiano sul filo del rasoio…
Anno difficile e credo che pochi stapperanno champagne. Bisogna tenere duro.

Alpitour potrebbe cambiare proprietà prima della fine dell’estate.
Vedremo come si chiuderà questa vicenda. Alpi è l’unica azienda che dispone di manager di alto livello e fa da guida al settore. Ora con il cambio di proprietà staremo a vedere. Se guardiamo bene sono passati da metalmeccanici a grande azienda. Speriamo…

Twitter @removangelista

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