La bella stagione è ormai al suo culmine e come ogni anno tornano le proteste di residenti e ambientalisti contro le folle di turisti che assalgono borghi e spiagge. E dall’Asia alle Americhe, passando per la vecchia Europa, si moltiplicano le amministrazioni che cercano di arginare il fenomeno, aumentando tasse, imponendo divieti o nuove regole.
La tassa di soggiorno resta ancora lo strumento più utilizzato, visto che, se non scoraggia i turisti, rimpingua almeno a dovere le casse comunali. La Catalogna, subito dopo l’estate, provvederà a raddoppiarne il valore, permettendo inoltre ai comuni di aumentarla di ulteriori 8 euro. Nulla però a confronto di Kyoto, in Giappone, che per proteggere il suo centro storico, decuplicherà la tassa, portandola dagli attuali 6 euro, a 58.
Confermati i 100 dollari del Buthan per ammirare l’Himalaya e i 200 dollari se si vorrà vedere da vicino il drago di Komodo alle isole Galapagos. Edimburgo invece chiederà ai turisti il 5% del costo degli alberghi.
Le restrizioni
Balzelli a parte, sono sempre più anche le restrizioni di accesso a luoghi iconici. Se Roma studia il biglietto per fontana di Trevi e Venezia insiste col ticket di ingresso, Siviglia lo imporrà invece per accedere a Plaza de España. Santorini e Mykonos limiteranno a 8mila gli sbarchi di croceristi, Ibiza permetterà l’attracco di sole 2 navi contemporaneamente, mentre Barcellona si ferma a sette.
Limitazioni alle crociere fluviali sono allo studio anche di Amsterdam. Numeri contingentati anche per la Polinesia Francese e le isole di Okinawa in Giappone. Multe salate inoltre dalla Sardegna (per chi entrerà sulla spiaggia rosa ammende da 500 a 3500 euro), e in Thailandia, per chi nuoterà tra le barriere coralline di Maya Bay.