• 23/05/2019 15:19

La malinconia di Filippetti, la rinascita di Colombo, l’understatement di Isoardi

Che cosa fa un imprenditore quando smette di lavorare per l’azienda che ha fondato e condotto per decenni? Non c’è risposta univoca e per comprendere quanto ognuno faccia storia a sé, ho preso in considerazione tre giganti (lo sono stati, nel nostro piccolo mondo) del tour operating italiano: Nardo Filippetti, Eden Viaggi, dal 1983 al 2018; Bruno Colombo, Viaggi del Ventaglio, dal 1976 al 2010; Guglielmo Isoardi, Alpitour, dalla nascita al 2001.

Di Nardo Filippetti conviene leggere il sensibile ritratto, icasticamente intitolato “Malinconico Filippetti” dedicatogli in occasione della convention Uvet Travel System: “Venendo qui ho letto un cartello con scritto Eden. Non c’entrava con il turismo, ma sono sobbalzato e ho detto: Min***a!”. A due passi di distanza, ho percepito che la domanda “Ma Lei cosa prova la mattina a recarsi al lavoro e - per la prima volta dopo 32 anni - non in Eden?” ha suscitato nell’imprenditore pesarese un’emozione repentina e profonda, con groppo alla gola (e applauso della platea). La nuova avventura di Lindbergh Hotels lo riporta alle origini, ma il cuore di Filippetti è ancora in Eden.

Bruno Colombo ha segnato la storia del turismo italiano, tra gli anni ’80 e i primi 2000: di questo tutti gliene rendono atto, a prescindere dall’infausta conclusione dell’avventura de i Viaggi del Ventaglio. Dopo qualche anno di appannamento, dovuto alle drammatiche conseguenze del default del 2010, proprio al compimento degli 80 anni “il sig. Bruno” è tornato in piena forma: presente ai maggiori eventi, coinvolto nel business, consulente per imprese che gli riconoscono competenza e lucidità. Da vecchio leone, un paio di anni fa non si è lasciato scappare una zampata sul tentativo di rilancio del brand (senza di lui): “I marchi sono l’eredità dei valori coltivati e trasmessi dal loro fondatore. Non basterà acquistarli senza far propri anche quei valori”. Aveva ragione.

Guglielmo Isoardi è figlio del fondatore di Alpitour, Lorenzo Isoardi, ed è di Cuneo: due elementi che hanno segnato per sempre la personalità di quello che oggi si presenta come un gentiluomo di campagna, molto british (anche nell’abbigliamento) e con l’innato understatement. Sempre attuale il ritratto che il direttore di questa testata gli dedicò qualche anno fa: “Lui rimane nelle terre di confine. Finisce sempre la telefonata dicendo ‘Perché non viene da queste parti, così facciamo due chiacchiere?’ ". Alla recente Operazione Nostalgia, che riuniva a Cuneo oltre 200 suoi ex dipendenti e collaboratori, dopo i saluti di prammatica ha indossato il trench e si è congedato: “Vado, se no a tavola vi metto in soggezione e non potete scherzare liberamente...”. A casa, nelle terre di confine, la magnifica collezione di arte moderna gli fa probabilmente più compagnia dei remoti ricordi di Alpitour ahi ahi ahi.

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