La Groenlandia torna al centro della battaglia per l'Artico

La crisi che sta attraversando i rapporti fra Stati Uniti e Danimarca in merito alla Groenlandia investe in realtà una guerra strategica su chi controllerà le future rotte dell'Artico e metterà il suo sigillo su grandi giacimenti di materie prime. E nella battaglia entra in gioco anche la Cina. Dopo la notizia dell’improbabile acquisto della Groenlandia etichettandolo come grande affare immobiliare e dopo il rifiuto secco da parte delle autorità danesi, Donald Trump aveva annullato la visita organizzata il 2-3 settembre proprio in Danimarca.

Un interesse crescente
Ma perché questa terra, coperta per l’80% da ghiacci, senza infrastrutture, con appena 55mila abitanti, dovrebbe essere così attraente? In verità, secondo quanto riportato dal Sole24 Ore, la battaglia su chi riuscirà ad estendere la sua influenza sui territori dell'Artico è ormai in corso da anni. Anche perché il progressivo scioglimento dei ghiacci sta rendendo meno impervi i territori. L’area custodisce ingenti risorse di materie prime, tra cui uranio e terre rare, rappresenta uno dei mari più pescosi del mondo ed è per di più una rotta commerciale più rapida in posizione militare strategica a ridosso di Europa e Stati Uniti.

Gli interessi cinesi
E qui entrerebbe in gioco anche la Cina, che tramite Chinese Communication Construction Company  avrebbe offerto di realizzare i grandi progetti di espansione dei piccoli aeroporti a Illullisat e nella capitale Nuuk e la costruzione di un aeroporto nuovo in Qaqortoq. D'altronde il solo collegamento tra le diverse cittadine, costruite perlopiù su isolotti, sono una serie di piccoli velivoli ed elicotteri. Strade non ce ne sono, mentre le risorse minerarie non mancano.

Investimenti bloccati
Il  governo danese ha subito messo sul piatto 700 milioni di corone danesi e un prestito di ulteriori 450 milioni di corone finalizzato a finanziare gli aeroporti. Ed ecco che, pochi mesi fa, lo scorso giugno, la società cionese ha ritirato la propria offerta per i progetti sugli aeroporti groenlandesi. La spiegazione apparsa sui media locali recita che gli ingegneri cinesi avrebbero avuto grandi difficoltà nell’ottenere i visti da parte del Governo danese. L’offerta cinese per la costruzione degli aeroporti in Groenlandia era comunque stata percepita sia dagli americani sia dai danesi come un’ingerenza nei propri affari.

Pechino, a 'near artic power'
Quasi a confermare le perplessità, Pechino si è definita ufficialmente a 'near artic' power, malgrado disti almeno 3mila chilometri dal circolo polare artico.La Cina è infatti sempre più interessata a quella che è già definita PolarSilk Road. La rotta polare è già percorsa dalla flotta commerciale cinese e il fatto che quest'anno Pechino abbia inaugurato un nuovo e grande rompi ghiaccio, lo Snow Dragon 2, suona come un monito alle autorità americane.

Ti è piaciuta questa notizia?
Condividi questo articolo
Iscriviti a TTG Report, la nostra Newsletter quotidiana
Più lette
Oggi
Settimana