Scali minori:piste deserte e sprechi

Scatta l'allarme sopravvivenza per gli aeroporti minori.

La mappa italiana mette a nudo una situazione critica sul piano economico e finanziario di molti scali dove il traffico è inferiore alla media nazionale, spesso perché soggetto a una forte stagionalità se non, addirittura, a una domanda di traffico così bassa da non giustificare la presenza di una vera e propria infrastruttura.

E senza contare che il proliferare del low cost, se da un lato genera considerevoli volumi di traffico, dall'altro poco o nulla contribuisce ai ricavi delle società aeroportuali. Ma è a quest'ultime che spettano gli oneri per sostenere attività e servizi primari e indispensabili.  

Secondo le stime di un'inchiesta di Repubblica.it, i mini-aeroporti d'Italia avrebbero 'bruciato', complessivamente, circa 150 milioni di euro, e con un impatto enorme sui bilanci degli enti locali azionisti delle società aeroportuali.

"Dei 101 scali nazionali, solo pochi riescono a far quadrare i conti - sottolinea l'analisi del quotidiano -, gli altri sono scali fantasma i cui costi ricadono sugli enti locali. Da Bolzano a Foggia, le sale d'attesa sono deserte e ci sono più dipendenti che passeggeri". Ragion per cui, il Governo Monti aveva varato un Piano di riordino che prevede selezione e riclassificazione degli aeroporti. Obiettivo: tagliare costi e spese superflue, evitare, in poche parole, ulteriori sprechi di denaro pubblico.
 
"Pompieri pagati per aspettare aerei che non arrivano mai - scrive Repubblica -. Baristi, uomini radar e poliziotti di frontiera impegnati 24 ore su 24 a girare i pollici in attesa di accudire 21 passeggeri al giorno: la sprecopoli dei mini-aeroporti italiani".

Il vento di riforma che ha iniziato a soffiare sulle piste d'Italia promette di cambiare scenario, di cambiare la mappa degli scali minori.

"I trasferimenti agli enti locali sono stati sforbiciati e la gabbia del patto di stabilità potrebbe dare il colpo di grazia alle realtà in crisi - si legge ancora nell'inchiesta -. Parma è a caccia di investitori per non chiudere, così come Cuneo, Ancona, Genova, Bologna, Forlì e altri lungo la Penisola".

Le sorti degli scali di serie B sembrano appese a un filo. La salvezza potrebbe arrivare dai capitali privati, ma chi e quanti saranno disposti a investire sul traffico fantasma...?

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