Il commento del direttore
Remo Vangelista
La pandemia ha segnato uno spartiacque per il business travel. Il comparto ha ripreso rapidamente i volumi pre-Covid, ma lo ha fatto su basi profondamente diverse. “Oggi c’è una maggiore attenzione all’esperienza del viaggiatore”, racconta a TTG Italia Giorgio Garcea, chief commercial & operations officer di Cisalpina Tours. Un cambiamento che riflette una nuova sensibilità delle aziende, più attente “a temi che prima erano un po’ più tralasciati, a partire dalla security, sia igienico-sanitaria che intesa come sicurezza in senso generale”.
Negli anni successivi alla pandemia, continua il manager della Tmc del Gruppo Bluvacanze, “c’è da parte delle aziende un’attenzione molto più spiccata verso ciò che gira intorno al viaggio, quindi ci vengono richiesti servizi di maggiore attenzione nei confronti del personale che l’azienda fa viaggiare”.
Si tratta, prima di tutto, di un cambio di mentalità. Il modo di concepire il viaggio d’affari si è evoluto e il fenomeno del bleisure ne è una delle manifestazioni più evidenti. “Prima - precisa Garcea - c’era un’attenzione spasmodica ai costi, mentre ora c’è un’attenzione spasmodica al comfort, alla sicurezza, a tutto ciò che è parte integrante di un viaggio”.
Manca il prodotto
Questa evoluzione è legata anche a un cambiamento nel profilo dei business traveller. “Viaggiano i top manager, soprattutto quelli che devono fare business, quindi la fascia alta”, spiega il manager. Il mid-management è in larga parte uscito dai radar, mentre resta attiva una fascia medio-bassa, legata principalmente alle attività di assistenza, “che viaggia moltissimo e a qualsiasi prezzo”. È però il target alto a incidere maggiormente sulle scelte aziendali e sulle dinamiche del mercato.
A fronte di una domanda orientata verso l’alto, emerge però un limite strutturale dell’offerta: “manca il prodotto”, segnala Garcea, facendo il caso del trasporto aereo, che fatica a mantenere il passo con la domanda anche a fronte di una supply chain rallentata. “C’è un discorso di offerta, di posti, di seggiolini”. I vettori stanno tuttavia cercando una via d’uscita, trasformando a proprio vantaggio i cambiamenti in atto nel comparto. “Le compagnie stanno togliendo posti in economy, per lasciare spazio alle classi premium o ad altre business, aumentando così la capacità, perché c’è gente che è disposta a spendere”. Una strategia che sostiene il business travel e, al tempo stesso, migliora la redditività delle compagnie aeree.