Messina, Assoturismo: "Bisogna cominciare a lavorare sul riavvio delle imprese"

Assoturismo ha analizzato i dati sul trend registrato sia sul fronte del ricettivo sia su quello dei servizi turistici. Dopo due anni di crisi, le chiusure aumentano: nel solo 2021 hanno cessato l’attività 4mila 116 imprese della ricettività e dei servizi turistici. E l’accelerazione delle chiusure non è stata compensata da nuove aperture: in dodici mesi sono nate solo mille 916 nuove imprese turistiche.

“Le analisi confermano una crisi che non dà segni di rallentamento. Le chiusure hanno accelerato anche nel 2021, battendo il già pessimo risultato del 2020 – ha sottolineato Vittorio Messina, presidente nazionale di Assoturismo -. Anche il 2022 non si è aperto sotto i migliori auspici: la quarta ondata ha cancellato gennaio e febbraio e la primavera è partita piano: l’80% delle camere disponibili per marzo è ancora senza prenotazione. A pesare, in un mese senza Pasqua, è senz’altro il blocco degli eventi e dei viaggi di lavoro: l’effetto ‘Zoom’ sulla convegnistica è particolarmente evidente nelle grandi città; ma anche la domanda estera è sotto le attese. Servono sostegni più incisivi, o le chiusure accelereranno ancora. Salvate le imprese, dobbiamo lavorare sul riavvio. Chi arriva ultimo alla riapertura ha perso: per questo servono già ora regole chiare sulle modalità della ripartenza della mobilità turistica, a partire da eventuali obblighi, che dovranno essere in linea nei tempi e nei modi con il resto d’Europa. In questo quadro, serve un investimento straordinario nel marketing: dobbiamo promuovere meglio e di più all’estero la destinazione Italia, tra le più desiderate e, in questo momento, sicure del mondo. I nostri competitor lo stanno già facendo”.

In termini assoluti, l’emorragia più consistente è quella della ricettività: nel 2021 il saldo tra aperture e chiusure per alberghi e simili è negativo per mille356 imprese. Ma peggiora anche il bilancio dei servizi turistici, che nel 2021 segna un saldo di meno 844 imprese: nel 2019, l’anno prima della crisi, il bilancio tra aperture e chiusure era stato di meno 366.
A soffrire nel 2021 sono soprattutto le regioni del Centro, con un saldo negativo di mille290 imprese. Pesa la crisi di Roma e del Lazio, che tra il crollo del turismo estero e l’azzeramento pressoché totale di quello legato al lavoro e agli eventi, perde oltre mille imprese. Ma segnali di forte sofferenza arrivano anche dal Nord Est (-447 imprese) e dal Nord Ovest (-285). In quest’ultima area, pesa il risultato della Lombardia (-158 imprese), che, come il Lazio, soffre lo stop dell’economia turistica legata a eventi e lavoro. Più resilienti, invece, Sud e Isole, che perdono solo -114 e -64 attività, grazie anche al bilancio stabile tra aperture e chiusure della Sardegna. Ma tra le regioni, l’unica crescita si registra in Valle d’Aosta (+5).

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