Ota: amore e odio

Evitiamo di acquistare sulle Ota; facciamo un'eccezione solo quando non troviamo disponibilità o tariffe convenienti sui sistemi di prenotazione tradizionali”. Pino Meloni, responsabile viaggi dell'agenzia Abu Simbel di Cagliari, si fa portavoce di una tendenza diffusa tra i dettaglianti: usare le Ota come ultima spiaggia, pur di andare incontro alle esigenze del cliente.

“La maggior parte di chi entra nel mio punto vendita ha già visionato alberghi e voli su internet, oppure lo fa sull'iPhone mentre gli sto cercando una soluzione di viaggio - racconta il romano Francesco Fazio, titolare della Daphne Viaggi -. Spesso verifico quello che offrono le Ota, quasi costretto dal cliente, ma dopo vado sui portali per adv. Prenotare sulle online travel agency è rischioso: in caso di problemi la responsabilità è mia e non saprei come assistere la persona”.

Alcune Ota riconoscono alla distribuzione una piccola fee (non tutte lo fanno), per cui vengono prese maggiormente in considerazione in caso di necessità. “E, a volte, su certi prodotti hanno pure una gamma di scelta più ampia - conclude Gianluca Ramilli, titolare della Ramilli Viaggi a Forlì -. A loro, però, non interessa se fai tanto o poco fatturato; ai portali tradizionali invece sì e, se lavori bene, ottieni un trattamento favorevole”.

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