Asscom: frena la caduta degli investimenti pubblicitari in Italia

"Il 2014 si può definire l’anno zero del nuovo mercato degli investimenti pubblicitari in Italia. Dopo cinque anni in caduta libera, e dopo un 2013 che ha chiuso a -12,7 per cento, la stima di Assocom è che il 2014 chiuderà a -1 per cento".

Nel corso del convegno 'Comunicare Domani' che Assocom, l’associazione delle imprese di comunicazione, ha organizzato a Milano, Marco Girelli, ceo di Omnicom Media Group Italia, ha presentato così le previsioni sugli investimenti pubblicitari per l’anno in corso.

Nel 2013, spiega Event Report, gli investimenti in pubblicità avevano totalizzato 7,080 miliardi di euro, perdendo il 12,7 per cento sull’anno precedente dopo un quinquennio che, dai 10 miliardi del 2008, è stato caratterizzato da una discesa pressoché costante.

Ora, dicono le stime Assocom, il 2014 chiuderà con 7,008 miliardi di euro, cioè un -1 per fcento rispetto all’anno scorso, ma pur tuttavia un segnale che la caduta libera è terminata.

A dominare sono il web e la tv, che insieme concentrano il 75 per cento degli investimenti complessivi e che continuano a crescere polarizzando il mercato; dall’altra parte dello spettro, infatti, tutti gli altri mezzi di comunicazione (stampa, radio, cinema, out of home) perdono quote e chiuderanno con il segno meno. La stampa è quella che perderà di più (-13,1 per cento), il cinema andrà a -12 per cento, l’out of home a -7,2 per cento e la radio a -1,6.

La tv deterrà, entro fine 2014, uno share del 52,5 per cento degli investimenti, per un valore di 3,682 miliardi di euro, con una crescita dell’1 per cento sull’anno precedente; il web invece crescerà del 5,7 per cento e raggiungerà uno share del 22 per cento, pari a 1,546 miliardi di euro.

La torta definita come web, sottolinea Girelli, è però molto composita e si articola in almeno 8 tipologie di investimenti: la fetta più rilevante è quella del search advertising, che assorbe il 36% degli investimenti digital, seguita dal display advertising, che ne catalizza il 25%. Cresce il video advertising, che a fine anno avrà il 13% di share, così come social e mobile, che si attesteranno, rispettivamente sul 4,5% e 4%. In rapida ascesa anche il programmatic advertising che, pur con solo il 2,5% di share, avrà però incrementato il proprio peso dell’85%. Directory e performance advertising chiuderanno con, rispettivamente, 11% e 4%.

Le stime, ha concluso Girelli, lasciano emergere alcune indicazioni di mercato:

– Il video si sta affermando come mezzo di comunicazione forte, in ambito digital ma non solo: basti pensare alla tv o all’out of home che vi fa sempre più ricorso.

– Il mobile sarà sempre più rilevante: non si parla solo di smarphone, ma anche di dispositivi indossabili (dai Google Glass agli smart watch a tutto quello che verrà dopo).

– Il programmatic buying emerge come nuova e più efficace modalità di comunicazione, laddove è il consumatore che sceglie la comunicazione pubblicitaria cui essere esposto e i canali con cui entrare in contatto con i brand, segnando il passaggio dai mass media alla tailored communication.

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