L'assalto di Virtuosoesclude le adv italiane

La notizia è degli ultimi giorni: il network Virtuoso parte all'assalto dell'Europa, ma lascia fuori l'Italia dai suoi piani di conquista.

Probabilmente in pochi si sono allarmati, magari qualcuno ha tirato un sospiro di sollievo. Ma la domanda resta sul tavolo: perché un network up level, intenzionato ad espandersi, approda in Francia, Germania, Spagna e Svizzera ma non in Italia?

Si potrebbe rispondere che si tratta delle economie più promettenti sul panorama europeo. Ma le ultime notizie di cronaca (si veda il caso della Francia) non confermerebbero questa ipotesi.

L'unico dato certo, dunque, è che le agenzie di viaggi italiane (e il panorama distributivo in generale) non convincono gli investitori internazionali.

E non per mancanza di buona volontà: in passato alcuni player esteri hanno provato a piazzare le loro 'teste di ponte' sul mercato della Penisola. Nel caso migliore, sono rimasti avamposti pionieristici; nel caso peggiore, hanno fatto marcia indietro senza pensarci due volte. Due nomi? El Corte Inglés e Tui, entrambi approdati in Italia con pochi punti vendita (uno o due) e poi fermatisi lì. Come se il mercato italiano non riuscisse a garantire margini, prima ancora che volumi.

Gli esempi potrebbero continuare: in Italia, ad esempio, hanno attecchito i supermercati Carrefour: ma la divisone viaggi del colosso del retail non è mai arrivata.

E non si tratta solo delle singole agenzie: anche i movimenti societari dei network dell'ultimo decennio sono sempre stati 'affari interni', senza l'interesse di player dall'estero.

La concorrenza di internet, questa volta, non c'entra. Il web c'è anche all'estero, dove Virtuoso sta investendo per partire alla caccia del cliente big spender. Biglietti aerei e soggiorni si comprano online su tutti i mercati del mondo, anche in quelli dove le agenzie di viaggi stanno riconquistando terreno.

Ma la colpa potrebbe non essere delle agenzie di viaggi e nemmeno della distribuzione organizzata. Il mercato italiano ha molte (troppe?) peculiarità. Prima fra tutte la scarsità di player veramente 'big': la maggior parte dei grandi è stata spazzata via dallo tsunami della crisi, lasciando un solo operatore che possa vantare un fatturato intorno al miliardo di euro. Il resto? Tutto in mano a piccoli o medio-piccoli. Perché per gli investitori esteri, abituati ad altre cifre, un giro d'affari di mezzo miliardo o meno non è una cifra da 'big'.

L'Italia non è un Paese per investitori? Per il turismo, sembra proprio di no.

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