La fiera delle vanità

Completi tirati fuori dalla trielina, camicie inamidate e tacchi lucidati. Anche con il vestito dello scorso anno, bisogna andare in scena. Poco importa se non c’è stato modo di cambiarlo e la crisi, questa odiata habitué delle ultime stagioni, ha cannibalizzato anche gli ultimi risparmi.

Il mercato ha bisogno che il business sia in movimento e necessita di fatti e idee sensate, per risalire la profonda china nella quale è precipitato. Tutti d’accordo e tutti pronti a ribadirlo a piè sospinto. Ma servono anche sorrisi rassicuranti e strette di mano solide per far muovere una macchina, come quella del turismo, che dell’apparenza, va detto, ha anche bisogno. Perché non si tratta dell’industria siderurgica o petrolchimica ma di quella dei viaggi, del tempo libero, del divertimento.

E musi lunghi, volti sbattuti e voci tremolanti non possono in alcun modo contribuire alla ripartenza. Di pari passo con affari, nuovi accordi, partnership, amicizie ritrovate, fratellanze insperate, devono esserci le battute, lunghe cene festanti, parties notturni, cocktail e anche qualche risata.

Che le signore indossino un bel tacco 12, anche se un po’ scomodo, che i signori sfoderino il nuovo after shave, anche se non proprio ultra griffato.

La fiera della ripartenza passa indubbiamente dalla concretezza e da un basso profilo che parli di lavoro, lavoro e ancora lavoro.

Ma, parafrasando in maniera un bel po’ libertina il vecchio Manzoni, per una ripresa che possa definirsi tale, bagnare i panni nel glamour non può che fare bene.

Twitter @SGianuario

Ti è piaciuta questa notizia?
Condividi questo articolo
Iscriviti a TTG Report, la nostra Newsletter quotidiana
Più lette
Oggi
Settimana