Babbi, Enit:buona la prima

Come al primo giorno di scuola. Il suo solito sorriso gioviale questa volta era solcato da qualche tensione di troppo e la voce non riusciva a nascondere l'emozione. E forse non lo voleva neppure fare.

Andrea Babbi ha presentato così la sua nuova Enit. Lo ha fatto in coppia con un presidente, Pier Luigi Celli, apparentemente più distaccato, ma certo non meno coinvolto.

Tante le cose dette ma almeno tre quelle davvero importanti, quelle in grado di segnare un solco netto con il passato.

La prima è il ritrovato rapporto con le Regioni. Un rapporto utile oltre che necessario. Le norme vigenti lo impongono, il pragmatismo dei conti lo consiglia, la volontà di costruire e attuare progetti importanti lo rende obbligatorio. E infatti Celli e Babbi ci hanno lavorato con accanimento, superando ostilità e diffidenze più che legittime dopo quanto accaduto nel recente passato. La negoziazione ha ricucito antichi strappi o recenti magagne, ma soprattutto ha spianato la strada all'immediata attuazione di operazioni oggi ancora superficiali ma in futuro sicuramente più profonde e strategiche.

La seconda è la strategia che vuole Enit come agenzia di riferimento interministeriale. Turismo, cultura, sviluppo economico, trasporti sono solo alcuni dei dicasteri che potranno e dovranno avere interlocuzione strutturate e continuative con Via Marghera. Una visione auspicata da sempre dagli addetti ai lavori e mai perseguita dai manovratori passati dell'Agenzia. Un modello che all'estero ha dato risultati eccellenti e che anche in Italia potrebbe essere destinato a far finalmente salire il turismo ai piani alti del Palazzo.

Non saranno pochi gli ostacoli a questo percorso e il pragmatismo di Celli e Babbi sarà messo a dura prova dalle sicure ottusità di questo o quel funzionario, da capi di gabinetto zelanti se non addirittura da qualche segreteria di troppo.

La terza significativa cosa detta è in realtà un insieme di più cose dette. Tanti infatti sono stati i passaggi in cui, soprattutto Babbi, ha invocato la modernizzazione dell'agenzia, sia in termini di organizzazione che di strumenti da utilizzare per la promozione. Una consapevolezza non nuova quella che vede nel web e negli strumenti di interazione social il futuro della comunicazione. In questo caso non sembra essere una posizione di comodo. Nel suo ruolo precedente Babbi ha ben sviluppato e utilizzato questi strumenti.

Al netto di ogni sterile polemica si può dunque ben dire che il battesimo del nuovo direttore generale sia stata una buona cerimonia. Babbi è arrivato solido all'appuntamento e quasi un anno di gavetta con il ministro Gnudi, da una posizione appena defilata, gli hanno fatto ben capire da chi guardarsi e con chi collaborare.

Nella bella giornata un solo neo. Piccolo ma pericoloso. Il Convention Bureau Italia. La mancanza di una posizione condivisa sul suo futuro va smarcata al più presto. In caso contrario si aprirebbe una fastidiosa crepa politica che in questa delicata fase di start up costituirebbe un vulnus che nessuno si può permettere.

Ultima annotazione, legata alla precedente. Il percorso scelto da Celli e Babbi, le scelte fatte e quelle annunciate, sono indicazioni forti e chiare della loro grande autonomia e determinazione. Il solo rischio è che la parte peggiore della politica, soprattutto in questa fase pre elettorale, cerchi di interferire. Una volta tanto sarebbe dunque importante fare tutti quadrato intorno ad un progetto, piaccia o non piaccia, che può dare finalmente struttura e forza al turismo, alle sue imprese e alle sue istituzioni.

E comunque Babbi a fine conferenza aveva sciolto ogni tensione: sorrideva gioviale, no so se incurante o inconsapevole, del lavoro e degli ostacoli futuri.

Proprio come tutti i bambini usciti dal loro primo giorno di scuola.

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