Torna l’incubo taglio voliI vettori corrono ai ripari

È stato l’incubo, oltre che tormentone, dello scorso anno. E già allora i principali manager del settore avevano messo le mani avanti: “Difficilmente il problema potrà essere risolto in tempi brevi e anche nel 2023 ci saranno effetti negativi”. Stiamo parlando del taglio dei voli a cui sono state costrette le compagnie aeree e che in più occasioni ha determinato situazioni di caos negli aeroporti, a loro volta alle prese con problemi simili e spesso in forte difficoltà.

Ora la situazione potrebbe riproporsi, con una variante però: l’esperienza del 2022 ha consentito agli attori del settore di attivare per tempo la macchina dell’emergenza, ma i risultati saranno gli stessi: si va verso un’estate condita dal taglio di migliaia di voli.

Le avvisaglie
Le cronache degli ultimi giorni, con l’avvicinarsi dell’orario estivo, stanno parlando chiaro: prima Lufthansa e American Airlines hanno annunciato l’eliminazione dalla programmazione di 80mila voli in totale contando entrambe la compagnie, poi è toccato all’aeroporto di Amsterdam Schiphol, che nel 2022 ha vissuto uno dei peggiori anni della propria storia costretto, numeri alla mano, a ripristinare il tetto al numero dei passeggeri/giorno nonostante poche settimane prima i vertici avessero assicurato che non sarebbe più successo.

Gli effetti per il pubblico viaggiante quest’anno non dovrebbero essere catastrofici: le due compagnie aeree sin qui coinvolte hanno garantito che andranno a tagliare sulle rotte minori e, nel caso di Lufthansa, facilmente rimpiazzabili con i viaggi in treno.

Le motivazioni
Sulle cause i due imputati principali sono sempre gli stessi: da una parte i ritardi nelle consegne degli aerei da parte delle case costruttrici (cha a loro volta scontano ritardi dei fornitori) che non consente alle compagnie di rispondere in maniera adeguata a una domanda che anche per questa estate si annuncia molto sostenuta e arricchita dalla forte ripresa del lungo raggio. Ma anche qualora gli aerei ci fossero le aerolinee non hanno ancora a disposizione un numero adeguato di nuovo personale necessario per fare girare le macchine. Il personale qualificato, aveva più volte sottolineato il ceo di Lufthansa Carsten Spohr, necessita di parecchio tempo per la formazione e un anno non può essere sufficiente a completare il ciclo.

Il campanello d’allarme è, quindi, già suonato e il fatto che si sia solo all’inizio di marzo fa temere che altri possano seguire questo trend. Una situazione da tenere sotto stretto controllo.

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