Il commento del direttore
Remo Vangelista
Mentre il mercato dell’hotellerie internazionale fa parlare di sé con acquisizioni importanti e campagne aggressive per contrastare Ota e home sharing, i player italiani restano in affanno, con risultati che non impennano malgrado l’aumento degli arrivi di stranieri alto spendenti e un’offerta che si conferma limitata e non all’altezza delle esigenze dei big spender. E le cause sono molteplici.
Un caso tutto italiano
La prima è una peculiarità del tutto italiana: gestione e proprietà sono temi a sé stanti, competenza di due attori differenti. Capita così che i proprietari affidino l’hotel a player come Starwood, che fagocitano gli introiti delle prenotazioni. Ecco quindi che nel Belpaese, che vanta oltre 33mila strutture alberghiere rappresentando il terzo Paese al mondo per numero di hotel, la maggior parte di queste sono gestite da aziende estere.
Ma capita anche che i proprietari facciano fatica a tenere anche solo il controllo delle proprietà. L’ultimo caso eclatante è quello di Boscolo Hotels, le cui strutture (ad eccezione dei due hotel di Venezia e Nizza) sono state cedute al fondo statunitense Northwood per 500mila euro. E succede che un hotel come il Danieli di Venezia, tra i più iconici della Penisola, venga pignorato perché il gestore, Giuseppe Statuto, non ha saldato le rate del mutuo per 160 milioni di euro.
Tra dissidi di famiglia e poche camere
Poi c'è la questione dei posti letto. “L’offerta delle camere è limitata – aveva raccontato a TTG Italia Giuseppe Vagge, head of hotels di Italy Sotheby’s International Realty -. In molti casi non si superano le 100 camere”. Così come anche l’offerta di alta fascia, oltre le 4 stelle si vede di rado, se non nelle città d’arte e di recente a Milano.
Prove di cambiamento
C’è comunque chi prova a cambiare le carte sul tavolo. Come AtaHotels, che vuole emulare i grandi gruppi internazionali. Nato dalla fusione tra Ata e Una Hotels, il gruppo alberghiero ambisce a diventare un maxi polo dell’hotellerie all’italiana, proprietario e gestore di strutture. Attualmente il suo portfolio conta 51 strutture e si presenta come la realtà più solida e coesa del mercato tricolore.
Un altro esempio virtuoso è VOIHotels. Progetto anch’esso tutto italiano, evoluzione di Alpitour Hotels&Resorts. Un marchio pronto a includere, oltre all’offerta ricettiva del tour operator, le strutture indipendenti del Belpaese. Un passo per scrollare di dosso all’albergatoria italiana quella mal sopportata frammentazione.