Affitti brevi: i tre miti da sfatare secondo CleanBnB

“Una confusione che crea paure e pregiudizi in tutti coloro che non conoscono da vicino il settore”. Francesco Zorgno, presidente di CleanBnB (nella foto) vuole far luce sui falsi miti da sfatare sugli affitti brevi. Un mondo che, aggiunge, “resta difficile da inquadrare in modo complessivo, perché c’è molta confusione su alcuni temi chiave”.

Nessun rischio per i clienti
Il primo di questi è che l’affitto breve sia rischioso per proprietari e clienti. Niente di più falso, secondo Zorgno, che sostiene come sia in realtà un’ottima opportunità di messa a reddito di seconde case sfitte e improduttive, a beneficio dei bilanci familiari e del generale recupero del patrimonio edilizio nel Paese.

Gli strumenti per farlo senza correre rischi esistono già: “Anzitutto - spiega - è possibile affidarsi a professionisti seri e competenti che si occupino di ogni incombenza, dalla pubblicazione degli annunci sulle principali piattaforme all’accoglienza degli ospiti, gestendo ogni aspetto inclusi quelli amministrativi e burocratici”. C’è poi una novità recente molto importante: lo scorso dicembre è stato presentato alla Camera di Commercio di Milano il nuovo modello contrattuale di locazione breve con finalità turistica, “con tanto di linee guida che ne spiegano l’utilizzo e l’ambito di applicazione".

Una casa su cinque è sfitta
Secondo falso mito da smentire è che l’affitto breve svuoti i centri storici di abitanti per far spazio ai turisti. “In realtà - spiega il presidente e co-founder di CleanBnB - i turisti trovano di norma ospitalità in abitazioni che altrimenti, con ogni probabilità, resterebbero sfitte, in quanto i proprietari per vari motivi preferiscono comunque non legarsi alle locazioni tradizionali”.

In Italia, spiega CleanBnB, una casa su cinque è sfitta. Si stima che siano circa 7mila a Firenze, 42mila a Palermo, 60mila a Torino, 70mila a Milano e oltre 200mila a Roma. “Gli immobili in affitto breve - aggiunge Zorgno - sono una percentuale veramente modesta rispetto agli immobili in affitto tradizionale e, soprattutto, a quelli che restano sfitti. Siamo quindi ben lontani dalla saturazione del mercato”.

Obiettivo qualità
Infine il terzo punto da confutare: l’affitto breve è scelto da chi vuole risparmiare e premia chi opera fuori regola. Secondo CleanBnB è esattamente il contrario: la netta tendenza del mercato degli ultimi anni è quella di premiare livelli elevati di professionalità e standard di accoglienza. “Lavorare minimizzando i costi o fuori dalle regole significa, progressivamente, collocarsi fuori dal mercato - dice il manager -. Tra i nostri obiettivi c’è invece quello di posizionare gli immobili nella fascia alta del mercato degli affitti brevi: quella a maggiore redditività. Si tratta di lavorare su soggiorni molto brevi, di norma inferiori alla settimana, e massimizzare al tempo stesso i tassi di occupazione”.

Per garantire l’elevata qualità del servizio l’azienda investe in programmi di formazione per i suoi property manager.
Nel 2019 CleanBnB ha gestito oltre 26mila soggiorni, riportando una crescita del 121% sull’anno precedente.

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