Appello delle start upAdesso basta con la burocrazia

Mancano le risorse, la burocrazia non le incoraggia, ma loro ci provano.

Sono le sempre più numerose start up che tentano di conquistarsi un posto al sole nel panorama complesso dell'industria turistica italiana. Circa il 65 per cento, sono quelle che lavorano sulle destinazioni, ovvero “sulla proposta al cliente finale, ma anche al trade, di offerte basate sulla scoperta dei territori e delle esperienze locali”, spieg Flavio Tagliabue, tra i fondatori dell'Associazione Start Up Turismo e start upper a capo di WeaGoo.com, azienda specializzata nell'elaborazione e nella distribuzione di informazioni turistiche geolocalizzate.

“Sul fronte del booking, i big player sono così avanti che è difficile ricavarsi uno spazio. Gran parte del restante 30 per cento dei nostri associati –prosegue Tagliabue – si occupa piuttosto all'aspetto strettamente tecnologico, come lo sviluppo di app dedicate”.

Gli ostacoli principali che le aziende si trovano a dover superare sono sempre gli stessi: mancanza di investimenti, sia pubblici che privati, e una burocrazia farraginosa.

E benché il turismo digitale in Italia rappresenti il 48 per cento del totale degli acquisti in ecommerce per un valore complessivo di 8 miliardi di euro, negli ultimi 2 anni sono stati solamente 3 i milioni di euro investiti in appena 7 start up del comparto. Una pezza ha provato a metterla il decreto Art Bonus che prevede, a partire da quest'anno, che possano essere considerate start up innovative, e quindi godere dei relativi incentivi fiscali in materia societaria, anche le realtà che si occupano di promuovere l'offerta turistica nazionale attraverso “l’uso di tecnologie e lo sviluppo di software originali, in particolare, agendo attraverso la predisposizione di servizi rivolti alle imprese turistiche”.

Anche a livello regionale e comunale qualcosa si sta muovendo con bandi ad hoc e lo scorso novembre l'Ue ha pubblicato la guida ai finanziamenti europei, che sarà valida fino al 2020 e prevede misure mirate proprio per le start up.  “Si tratta di segnali molto positivi a fronte dei quali, però, rimane il grosso problema della burocrazia – sottolinea Tagliabue - che rende difficile l'accesso a bandi pubblici e finanziamenti”. Anche per questo è stata creata l'Associazione Start Up Turismo: “A bussare alla porta di istituzioni e investitori da soli non si ottiene nulla. Il network, invece, può fare la differenza perché l'obiettivo è comune: fare lobby per dare impulso al turismo e alla cultura in Italia attraverso il digitale”.

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