Rischio overtourism:
Paesi in cerca
di soluzioni

Sembrava un fantasma definitivamente svanito durante gli anni della pandemia, ma è tornato prepotentemente alla ribalta, imponendo nuove strategie a livello mondiale: l’overtourism ha ripreso a far parlare di sé e di tutti i problemi collegati alla gestione di grandi flussi turistici concentrati su alcune destinazioni ‘top’.

Non ne fa segreto Silvia Bocciarelli, communications manager Italy di Visit Britain, che sottolinea come sostenibilità e destagionalizzazione siano argomenti all’ordine del giorno: “Ci sono località come la Cornovaglia in Inghilterra, il Loch Ness e l’isola di Skye in Scozia, o ancora il Lake District che durante il periodo estivo vengono letteralmente invase dai turisti. Accanto a soluzioni alternative – si starebbe ad esempio pensando di aprire l’isola di Skye solo a chi vi pernotta -, stiamo cercando di trovare nuovi modi di approcciare le destinazioni nei periodi di spalla”. Ma anche di spingere su località alternative: “Perché ad esempio non pernottare a Brighton invece che a Londra?” si chiede la manager.

Il problema overtourism è più che mai vivo anche in Spagna. E’ di questi giorni la protesta che sta attraversando le Canarie, con 50mila persone che si sono ritrovate in piazza a Tenerife per protestare contro il turismo incontrollato, chiedendo una revisione del modello finora adottato. Alle Canarie si registrano ogni anno oltre 14 milioni di turisti a fronte di una popolazione residente che si aggira sui 2,2 milioni. Come riporta Il Messaggero, le proteste, che si svolgono sotto lo slogan ‘Canarias tiene un límite’, sono sostenute da gruppi ambientalisti come Wwf e Greenpeace e hanno fra l’altro lo scopo di impedire la costruzione di due nuovi hotel. Sempre in Spagna, “A San Sebastian nei Paesi Baschi – aggiunge Maite Vicente de Juan, responsabile comunicazione dell’ente spagnolo del Turismo a Milano - a fine marzo si è deciso di limitare i gruppi di turisti nel centro a 25 persone”. Sempre a marzo, Siviglia ha annunciato che potrebbe far pagare ai non residenti il biglietto per Plaza de Espana. E secondo quanto riporta Il Messaggero, Barcellona avrebbe deciso di rimuovere da Google Maps un percorso di autobus molto frequentato dai turisti per restituirlo ai residenti.

Ci si sposta a Nord ma la situazione non cambia: come riporta SkyTg24, Amsterdam potrebbe vietare la costruzione di nuovi hotel proprio per porre un freno ai flussi turistici. Inoltre, il numero di soggiorni in albergo non potrà superare i 20 milioni all’anno e si potranno aprire nuove strutture solo in caso di chiusure.

Sul lungo raggio, è Giulia Chialchia, pr & media coordinator dell’ufficio di Roma dell’ente nazionale del turismo giapponese, a segnalare che la necessità di redistribuire i flussi turistici sull’intero territorio sia impellente. “Tutto il mondo vuole andare in Giappone – sottolinea ironicamente la manager – ma solo a Tokyo, Kyoto e Osaka, con la recente aggiunta di Kanazawa, meta amatissima dagli italiani. Esistono tuttavia località meno note di grande fascino, che contribuirebbero a decongestionare le mete prese d’assalto dai turisti”.

Sempre in Giappone, il monte Fuji è oggi a numero chiuso, e non si tratta dell’unico sito iconico giapponese vittima dell’overtourism che verrà limitato al pubblico, come ricorda La Stampa. Un esempio eclatante arriva dal quartiere storico Gion di Kyoto, dove alcune strade private sono state definitivamente chiuse al pubblico dopo che alcuni turisti hanno molestato le geishe. Non a caso la città sta prendendo in considerazione l’idea di ridurre i gruppi turistici e di attivare delle speciali linee di autobus per rendere più semplice la visita della città e al tempo stesso limitare il numero di visitatori.

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