Recupero del cibo negli eventi, Federcongressi dà vita a 'Food for Good'

Recuperare il cibo in eccesso non consumato e, invece di gettarlo nella spazzatura, donarlo a chi ne ha bisogno. L’invito di Federcongressi&eventi è rivolto a tutti i soggetti che promuovono, organizzano o ospitano eventi. Loa Federazione stessa si incarica di raccogliere le richieste di recupero e inoltrarle ai partner Banco Alimentare ed Equoevento per la gestione operativa.

Nasce così il progetto 'Food for Good', che Federcongressi ha presentato a poco più di sei mesi dal primo seminario informativo organizzato sul tema e nel quadro dell’accordo con Banco Alimentare ed Equoevento firmato a marzo, dopo una fase pilota – condotta dal Centro Congressi Magazzini del Cotone di Genova, dal Palacongressi di Rimini e dall’agenzia MZ Congressi – per testare la fattibilità della pratica proposta ora a tutti gli operatori del settore eventi.

Food for Good, spiega Event Report, funziona così: location, agenzie o società di catering comunicano alla segreteria di Federcongressi data, luogo dell’evento e numero di partecipanti previsti, oltre al numero di telefono del caterig incaricato; la segreteria inoltra la richiesta a Banco Alimentare o Equoevento, a seconda della pertinenza territoriale, che a loro volta inviano i propri volontari a raccogliere il cibo integro e non consumato al termine dell’evento per consegnarlo immediatamente alle strutture di assistenza.

Sul sito di Federcongressi&eventi sono disponibili i materiali sul progetto Food for Good e i modelli di comunicazione per informare i clienti e partecipanti, e chi aderirà potrà fregiarsi del logo Food for Good – from meetings to solidarity.

Incrociando i dati dei test effettuati con il numero di eventi che si svolgono in Italia, Federcongressi ha infine stimato quanto cibo si potrebbe recuperare annualmente se la raccolta venisse effettuata in tutti gli eventi: 2,2 milioni di primi piatti, 1,5 milioni di secondi piatti, 504mila contorni, 244mila dessert, 290mila panini imbottiti, 47mila chili di pane e prodotti da forno, 5mila chili di frutta. Abbastanza per sfamare quasi tutti i bisognosi d’Italia. Pensiamoci.

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