Comprensori sciistici e cambiamento climatico, la neve artificiale non basterà

Il cambiamento climatico in corso rappresenta una sfida ardua per tutti i comprensori sciistici europei e il ricorso all’innevamento artificiale, che crea anche problemi di consumo di acqua ed energia, non basterà.

Questo quanto emerge da uno studio curato, tra gli altri, da Samuel Morin, ricercatore di fisica della neve, e condotto su 2.234 stazioni sciistiche europee in Italia, Francia, Islanda, Turchia e altri Paesi del continente. Due gli scenari ipotizzati: il primo, che prevede un aumento delle temperature medie di 2 gradi e il secondo di 4 gradi.

Innevamento sempre più  difficile
"Questo studio - spiega Morin a L’Echo Touristique - mostra che in tutte le regioni montane d'Europa i futuri cambiamenti climatici porteranno a condizioni di neve degradate rispetto ai decenni precedenti, anche se varieranno da area ad area e all'interno delle regioni".

Senza l'uso della neve artificiale, sembra che il 53% delle località si troverebbe ad affrontare un rischio ‘molto alto’ di mancanza di neve se l'aumento fosse di 2°. Con un aumento di 4° quasi tutte le stazioni (98%) si troverebbero in forte difficoltà. Facendo però ricorso all’innevamento artificiale, la percentuale di stazioni a rischio scenderebbe al 27% (aumento di 2°) e al 71% (4°C). Ma la neve artificiale ha comunque ‘scarso effetto’ nelle zone a bassa quota o situate troppo a Sud, poiché le temperature troppo elevate non consentono di produrre neve in modo efficace.

L'acceleratore del cambiamento climatico
L’innevamento, inoltre, può esso stesso contribuire ad accelerare il cambiamento climatico a causa dell’elevata domanda di energia che induce, osserva lo studio. Ciò si traduce anche in un aumento della domanda di acqua. In definitiva, il messaggio principale dello studio "è che sì, la produzione di neve può favorire l'adeguamento delle stazioni di sport invernali e avere un effetto diretto sulla capacità operativa dei comprensori sciistici. Tuttavia – conclude l’autore principale dello studio, il ricercatore di Grenoble Hugues François - non si tratta di una soluzione miracolosa che potremo applicare ovunque in modo sistematico”. La metà delle stazioni sciistiche mondiali si trova in Europa, dove generano un fatturato annuo di oltre 30 miliardi di euro.

Ti è piaciuta questa notizia?
Condividi questo articolo
Iscriviti a TTG Report, la nostra Newsletter quotidiana
Più lette
Oggi
Settimana