World Economic Forum: Italia meno competitiva

L’Italia scende quest’anno dal 43esimo al 44esimo posto nella classifica della competitività mondiale: secondo il World Economic Forum, che due giorni fa ha pubblicato il Global Competitiveness Report 2016-2017, la performance del Belpaese è sì migliorata, ma troppo lentamente rispetto ad altri paesi più bravi a muoversi sui fronti dell’innovazione e del capitale umano, che nell’era della “produttività lenta” sono i nuovi fattori-chiave della competitività.

Nell’analisi del World Economic Forum, si legge su Event Report, le riforme varate in Italia negli ultimi anni hanno avuto risultati positivi sul tema del contenimento della corruzione (in questo ambito l’Italia ha guadagnato 14 posizioni), ma il settore pubblico ha ancora una scarsa performance (103° posto su 138 paesi), con una buocrazia pervasiva e un sistema giudiziario inefficiente. E sebbene il mercato del lavoro sia oggi più flessibile e più efficiente (+17 posizioni), dice il report, l’Italia continua a sprecare i propri talenti: nel Sud del paese lavora solo una donna su tre, per esempio, e la riforma delle pensioni, benché necessaria, ha ulteriormente chiuso ai giovani l’accesso al mercato del lavoro.

Uno dei punti di maggiore debolezza è lo sviluppo del mercato finanziario (122° posto su 138 paesi), con il settore bancario in sofferenza e un alto debito pubblico. Punti di forza del paese la complessità del sistema imprenditoriale e produttivo (25° posto) e il percorso verso l’innovazione (32° posto) e la trasformazione digitale (40° posto).

Di fatto, nella classifica che il World Economic Forum elabora per misurare la competitività di 138 paesi l’Italia è ancora agli ultimi posti in Europa occidentale (sono meno competitivi solo Portogallo, al 46° posto, e Grecia, completamente fuori gioco con l’86° posto), è superata dalla quasi totalità delle economie cosiddette sviluppate e anche da paesi come Qatar (18°), Estonia (30°), Cile (33°), Azerbaijan (37°) e Panama (42°).

Il paese più competitivo è anche quest’anno la Svizzera, cui viene riconosciuto il primato per l’alto livello di innovazione, l’efficienza del mercato del lavoro, la sofisticatezza dell’ambiente di business, gli investimenti nella ricerca scientifica, ben collegata al tessuto produttivo, la trasparenza delle istituzioni e la complessiva stabilità dell’economia. Seguono Singapore e gli Stati Uniti, l’Olanda e la Germania, e poi Svezia, Regno Unito, Giappone, Hong Kong e Finlandia.

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