Biglietti aerei più cari: il volo delle ancillary

Qualche esperto ha già iniziato a chiamarla la fase due, spiegando che si presenta come molto più insidiosa e pericolosa di quella precedente. Già, perché il dorato mondo della ancillary nel trasporto aereo avrebbe raggiunto una prima fase di saturazione, ovvero quella delle voci da inserire come servizi extra.

Ma la gallina dalle uova d’oro del settore, che lo scorso anno ha generato ricavi per quasi 48 miliardi di dollari (e si parla soltanto di una parte delle compagnie aeree che dichiarano queste voci), non può certo fermarsi qui. E i vettori sono alle prese con la creazione di un nuovo meccanismo volto a fare aumentare i ricavi ulteriormente e a fare impazzire i viaggiatori.

Algoritmi e non
La nuova frontiera, riporta l’analisi effettuata da Corriere.it, porta il nome di dynamic pricing e altro non sarebbe che la trasposizione sulle ancillary del meccanismo utilizzato per i prezzi dei biglietti aerei (e non solo): abbassare o aumentare il costo di un servizio in base alla stagionalità, alla domanda, alla lunghezza del volo e chi più ne ha più ne metta.

I rischi (per chi paga)
Il risultato? Tutto da scoprire, ma il rischio effettivo è di una giungla totale considerando che in questo caso le opzioni diventano potenzialmente infinite e gli algoritmi sono in grado di creare meccanismi tali da aumentare in maniera importante il costo finale del biglietto. A meno di non volere rinunciare a tutto e semplicemente salire a bordo e volare. E se nel 2018 le cifre dicono che in media si è speso oltre 17 dollari in extra per ogni biglietto (24 negli Stati Uniti, dove le compagnie ci stanno andando giù pesante, major in testa) aspettiamo di vedere tutt’altre cifre nel 2020. Ovviamente non al ribasso…

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