IA e player dell’ospitalità,
un rapporto da costruire:
le opportunità e i rischi

I player dell’hospitality ne sono coscienti: l’IA corre più forte di loro e occorre prepararsi e attrezzarsi al più presto per poterla sfruttare nel migliore dei modi. “Stiamo rincorrendo i tempi, siamo lentissimi - ha fatto notare dal palco di TTG Giovanna Manzi, Board Member & Senior Advisor HNH Hospitality -. L’intelligenza artificiale aiuta tantissimo gli strumenti di produttività individuale, ma a questo pensa Microsoft. A noi del turismo deve interessare che il 15% degli italiani cerca un viaggio o un’accomodation attraverso ChatGPT. Dobbiamo arrivare a capire al più presto come farsi trovare dall’IA, che seleziona le strutture. Lì è importante esserci, perché la compilazione di un sito nuovo da un codice prodotto dall’IA fa sì che quel sito sia più visibile del mio che ho fatto un anno fa”.

Altrettanto critico Alberto Mami, chief marketing officer Lindbergh Hotels: “Se dovessi dare un voto da 1 a 10 sull’implementazione dell’IA nella mia azienda - confessa - darei una sufficienza scarsa. Noi abbiamo scelto di non sviluppare sistemi proprietari, ma acquistare e utilizzare prodotti già presenti di applicativi di IA. Non siamo, tuttavia, ancora in grado di inserire negli standard dei processi dei sistemi di intelligenza artificiale”.

La giusta distanza

Uno strumento formidabile, dunque, ma da tenere comunque alla giusta distanza: “L’IA dev’essere catalizzatore dell’esperienza del viaggiatore, un facilitatore abilitante e silenzioso, non dev’essere sostituibile all’interazione umana” fa notare Gloria Milani, Senior Director TMCs & Consortia Sales - Europe & North Africa di Accor.

Questo ovviamente non vuol dire che non rappresenti un’occasione da sfruttare nel migliore dei modi, a partire dalla funzione predittiva per i prezzi e dalla lettura dei dati. “Il dato è potere, questo è evidente - specifica Milani -. Detto ciò dobbiamo proteggerlo il più possibile. Nulla viene sviluppato in Accor se non già avallato dal reparto interno di cyber security. L’input umano è sempre essenziale, la data protection e la cyber security mi danno la possibilità di avere un dato pulito e protetto”.

Overtourism e formazione

Dati che possono essere sfruttati anche in chiave anti-overtourism, come sottolinea Damiano De Crescenzo, direttore generale Planetaria Hotels: “Ci hanno insegnato - dice - che se vuoi il successo dell’albergo devi fare il successo della destinazione. Come dice il ministro, però, il 75% dei turisti visitatori visita il 4% delle nostre destinazioni, questo deve fare riflettere ed è in questo ambito che credo che l’IA possa fare moltissimo”.

Un altro ambito in cui l’IA può essere di grande aiuto è quello formativo: “Dobbiamo concentrarci si nuovi viaggiatori - fa notare Milani -, quelli della GenZ, per i quali il viaggio è uno strumento necessario. In quest’ottica lo staff dev’essere sempre e comunque messo al centro dell’esperienza del viaggio. L’IA deve essere parte integrante del processo formativo, ma occorre un cambio di mentalità: io, tuttavia, mi sento ottimista al riguardo,le cose stanno cambiando”.

“Dal canto nostro - aggiunge Antonio Zacchera, vicepresidente di Confindustria Alberghi - mettiamo in campo diverse azioni per accompagnare le aziende verso il cambiamento; abbiamo istituito una commissione presieduta da Marco Gilardi con un tavolo di lavoro relativo all’IA e organizziamo webinar di formazione e aggiornamento soprattutto al primo livello, quello imprenditoriale. D’accordo con le istituzioni, infine, ci aggiorniamo costantemente sui bandi e le fonti finanziarie ad hoc per sostenere lo sviluppo”.

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