Gen Z e luxury travel
Nuova sfida per i player

“I ragazzi vogliono essere visti, non targettizzati”. Così Doris Hecht, general manager del nuovissimo W Florence, riassume perfettamente la tendenza, evidenziata dal Luxury Travel Report firmato Preferred Hotels & Resorts, che caratterizza l’ingresso della Generazione Z nel mondo dei viaggi di lusso.

Il futuro del travel sta già arrivando, e, anche nel mondo del lusso, sta iniziando a dettare nuove regole, sfidanti per i player del comparto. Basta alberghi belli e instagrammabili, ma senz’anima, basta ‘must see’ o ‘must have’, basta influencer, basta ad un mondo che sembra tutto ugualmente patinato. Al loro posto, spazio all’autenticità, alle differenze, alla personalizzazione, il tutto condito da human touch, ma con un supporto tecnologico che renda tutto facile e intuitivo, e da un’opulenza non fine a se stessa, certo, ma comunque ben presente per generare un effetto wow.

Un sistema complesso, che grandi gruppi alberghieri e hotel di charme e lifestyle hanno provato a leggere per TTG Luxury, e che si presenta come una sfida sia per i brand famosi, sia per le strutture local based.

Cosa cercano

“Cercano luoghi – dice Cristina Salmeròn Urbano, cmo di Fergus Group – che riflettano l’anima locale e siano in linea con i loro valori: inclusività, sostenibilità, creatività”. La loro ricerca guarda alla libertà, ma con uno scopo. “Cercano brand che supportino i loro valori e forniscano gli strumenti per esprimersi a modo loro” sottolinea Maya Latinovic, vicepresidente global sales di Virgin Hotels Collection, il brand alberghiero di sir Richard Branson.

L’identità, l’essere accolti come individui nella propria singolarità è un tratto dominante. “Questa generazione è cresciuta celebrando la diversità. Non si aspetta di adattarsi a uno schema, e non vuole che lo facciamo nemmeno noi” spiega Marcel NA Holman, general manager di Artyzen Singapore, Preferred Hotels & Resorts. Un concetto molto chiaro anche in Casa Brera, a Luxury Collection Hotel a Milano: “La parola chiave è identità - dice il general manager Giuseppe Losciale -. La Gen Z vuole sentirsi parte di qualcosa di autentico, in hotel che siano hub creativi, non solo luoghi di soggiorno. E desiderano sentirsi accolti come individui, non come target”.

Un’identità che i ragazzi chiedono anche ai brand. “È obbligatorio essere se stessi - sottolinea Omer Acar, ceo di Raffles & Fairmont -. Da Raffles, ad esempio, questo significa fare attenzione a quello che ci rende differenti, a non provare ad essere tutto per tutti, ma essere Raffles, senza scuse e senza errori”.

Questo significa anche dare un valore più forte alla privacy. “Questa generazione – sottolinea Gilda Perez-Alvarado, chief strategy officer e ceo di Orient Express - apprezza la riservatezza, l’autenticità e il non essere sotto i riflettori”. Questo non vuol dire che non amino il servizio o il trattamento di lusso: “Molti di loro da bambini hanno soggiornato in hotel di lusso con le loro famiglie e sono abituati a quel livello di attenzione – spiega Eva Mount, general manager di The BoTree, Preferred Hotes & Resorts, a Londra - e si aspettano ancora lo stesso livello di servizio di alta qualità, seppur con un tocco moderno e differente”.

Vogliono tutto, come nelle vere rivoluzioni. Il pane, e anche le rose

Il servizio completo è disponibile su TTG Luxury, online a questo link.

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