A cura di Robert Gentile

Editorialista turistico, esperto di retail, community-manager, head-hunter

I quattro valori che rendono speciali i C-level di una grande catena alberghiera

Premesso che il termine “C-level” identifica i dirigenti di massimo livello nell’organigramma aziendale (“C” sta per “chief”, cioè “capo”, come CEO sta per Chief Executive Officer). Ecco, di questi C-level io ne ho recentemente intervistati dieci, ovvero: Paolo Barletta, CEO Gruppo Arsenale Group; Luca Boccato, CEO HNH Hospitality; Stefano Brunetti, presidente Gruppo Futura; Sara Digiesi, CEO Best Western Hotels Italy and South East Europe; Samuele Annibali, CEO Campus X; Domenico Montano, general manager Human Company; Fabio Massimo Ragusa, COO Valtur Nicolaus Club; Arnaldo Ajolfi, CEO Club Med Italia; Andrea Galardi, CEO SoGes Group; Graziano Debellini, presidente TH Resorts.

Una sola donna su dieci: a ennesima conferma che l’hôtellerie, come il turismo in generale, è ancora patriarcale. Quattro su dieci sono top manager, ai quali l’azionista ha affidato le chiavi dell’azienda: a ennesima conferma che, quando si trova un bravo dirigente, la proprietà può fare un passo indietro (ne ho scritto a proposito della moda). Gli altri sei hanno le carche di CEO o presidente, ma l’azienda è loro e spesso ne sono i fondatori: a ennesima conferma che la maggioranza delle imprese italiane (hôtellerie compresa) è e resta una “family company”, anche se quotata o partecipata da terzi o da fondi. Una curiosità: solo due di queste sei imprese alberghiere sono approdate alla seconda generazione, per le altre quattro c’è tempo.

Cosa ho imparato, colloquiando con questo “parterre de rois”? Che a renderli speciali sono quattro peculiari valori, che tutti/e posseggono e che ho appreso durante ITHIC Italian Hospitality Investment Conference, appena svoltasi a Roma:

1. Passione. A ciascuno di loro brillano gli occhi, quando descrive la propria impresa. Non è questione di lavoro o di soldi, è la passione che li guida, talvolta li domina. Quando Paolo Barletta descrive nei dettagli i treni de La Dolce Vita Orient Express. Quando Luca Boccato parla delle prossime cinque aperture che lo impegneranno duramente nel 2026. Solo la passione, piena e sincera, fa sì che progettare un treno, o un hotel, non sia un lavoro, ma la realizzazione di un sogno.

2. Commitment. È sempre gravoso l’impegno che dirigere una catena implica: l’agenda strabocca, la giornata lavorativa non finisce mai, le trasferte incombono. Non è solo senso del dovere, ma vera e propria dedizione alla causa (appunto, commitment). Accade quando Sara Digiesi è onorata di assumere la responsabilità del Sud Europa, pur sapendo che a casa l’aspettano un marito e due figlie. Quando Fabio Massimo Ragusa sente una sorta di “obbligo di riconoscenza” nei confronti dei fratelli Pagliara, coi quali condivide anche l’origine brindisina, per quanto hanno costruito in vent’anni. Quando Arnaldo Aiolfi è orgoglioso di aver dedicato tutta la sua vita professionale (33 anni!) al Club Med, rinunciando all’avviata attività industriale di famiglia, che lo aspettava a Parma.

3. Orgoglio. Costruire la propria impresa è una delle attività più creative e gratificanti che esistano. Riuscirci con successo genera ovviamente orgoglio. Orgoglio che trasmette Andrea Galardi, quando ricorda di aver praticamente ricominciato da capo, nel 2018. Orgoglio descritto da Domenico Montano nell’aver differenziato le attività di Human Company e aver condotto con successo l’esperimento Mercato Centrale di Firenze. Orgoglio manifestato da Stefano Brunetti, che ha affrontato con vigore il procelloso passaggio generazionale e portato l’azienda sulla giusta rotta.

4. Visione. L’imprenditore deve sempre guardare oltre, perché anche il turismo è lastricato di imprese di successo che - una volta perso l’aggancio con la realtà - inevitabilmente decadono. Percepire i segnali deboli, cogliere le opportunità, fiutare il new business: insomma, avere una visione. La visione di Samuele Annibali, che dall’hôtellerie di alta gamma è passato allo studentato evoluto e oggi coltiva un progetto legato all’accoglienza per la terza età. La visione di Graziano Debellini, che da sempre mette le risorse umane al centro, ha fondato apposta la Scuola Italiana di Ospitalità, in partnership con Ca’ Foscari, per formare nuove professionalità e oggi, non a caso, parla di nuova frontiera.

Non è detto che bastino passione, commitment, orgoglio e visione per fare un grande manager. Ma senza, certo, diventare Chief di qualcosa è impossibile....

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