Celani, Aigab: “Extralberghiero il primo a ripartire, ma ci vuole l’aiuto del Governo”

L’extralberghiero è stato meno penalizzato dell’alberghiero durante il lockdown di primavera ed è stato il primo a ripartire nell’estate. A certificarlo è l’Istat, che rileva come sia stato il comparto alberghiero quello in maggiore sofferenza: le presenze registrate nei primi nove mesi del 2020 sono meno della metà (il 46%) di quelle rilevate nel 2019, mentre quelle del settore extralberghiero il 54,4%.

Per il comparto extralberghiero la flessione dei viaggi è più contenuta (-16%) di quella subita dal settore alberghiero (-35%).

Fuori dai luoghi comuni
Durante l’estate, sottolinea Marco Celani, presidente Aigab - Associazione Italiana Gestori Affitti Brevi, la ricettività extralberghiera è quella che ha consentito la tenuta della stagione “e il raggiungimento di destinazioni finora fuori dai circuiti tradizionali più inflazionati come le Marche, il Molise e le località montane. Ciò si spiega - evidenzia - con i requisiti considerati prioritari da chi ha viaggiato a partire dal lockdown di primavera: la necessità di mete isolate, il desiderio di non condividere spazi comuni, la mancanza di fiducia nelle sanificazioni effettuate in strutture di grandi dimensioni, i viaggi di prossimità in località raggiungibili con mezzi propri e la voglia di garantirsi una soluzione di alloggio seppur temporaneo per riuscire a coniugare lavoro e vacanza”.

L'holiday working
L’estate 2020, infatti, è stata anche la stagione dell’holiday working, un fenomeno che ha consentito a migliaia di famiglie di vivere insieme periodi lunghi in località tipicamente di villeggiatura, lavorando in remoto. “Abbiamo ricevuto fino a ottobre inoltrato richieste di prenotazioni con la specifica necessità di lavorare in appartamento – sostiene Celani - in situazioni che hanno consentito una prima destagionalizzazione di regioni abituate a chiudere a settembre come la Liguria, la Puglia e la Sicilia”.

Il Governo deve semplificare la normativa
Dal momento, però, che ci vorranno anni prima di tornare ai flussi cui eravamo abituati nel 2019, è importante l’intervento del Governo per stimolare “i proprietari di seconde case inutilizzate a metterle a reddito rendendone semplice ed efficiente l’affidamento a operatori specializzati che le promuovano online, nel totale rispetto delle normative, con flussi di denaro tracciati, raccogliendo tassa di soggiorno e versando la cedolare secca”.

Solo così, spiega Celani, si potrà sviluppare un’offerta alternativa e complementare a quella degli hotel "in grado di ripopolare i borghi e le località oggi sconosciute, che possono essere promosse sul web con gli strumenti della digital economy”.

È dunque sulla semplificazione normativa che si deve concentrare lo Stato invece di “sprecare soldi in destination management”.
Il settore degli affitti brevi ha ricevuto un duro colpo e sicuramente saranno migliaia le imprese che spariranno dal mercato, ma secondo Celani il fatto di essere perlopiù microimprese a bassa intensità di capitale “farà sì che, appena sarà terminata la crisi di domanda, l’offerta si adeguerà rapidamente alla ripartenza. Il contributo al Pil dipende esclusivamente dalla capacità del Governo di capire le dinamiche e non porre ostacoli ad un mercato che rinascerà da solo”.

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