Biglietti e hotel sono perduti, le agenzie devono vendere altro

Una volta la biglietteria era una buona fonte di reddito per le agenzie, soprattutto in bassa stagione; poi sono arrivate le low cost, e addio.

Una volta c’erano clienti che venivano per prenotare un hotel a Londra o a New York, poi è arrivato Booking.com e chi va ancora in agenzia è uno di quelli che mettono il gettone nell’iPhone.

L’ecommerce turistico vale il 40 per cento dei 13,3 miliardi transitati online nel 2014; i maggiori player italiani sono Alitalia, Trenitalia, Ntv e Costa Crociere; il mobile (smartphone e tablet) genererà un terzo delle vendite complessive, entro 5 anni. I recenti dati dell’Osservatorio dell’eCommerce b2C del Politecnico di Milano parlano chiaro: i prodotti banali (voli point-to-point, treni e soggiorni alberghieri secchi) sono patrimonio della rete, oggi e sempre.

"Il 95 per cento delle nostre vendite è on line" proclama Michael O’Leary, tanto per far capire da che parte sta. La nuova Alitalia chiama Montezemolo alla presidenza e abbandona il mercato domestico, ma le agenzie sono l’ultimo dei suoi pensieri (infatti qualcuno si lamenta, clicca qui).
Vueling occupa militarmente (o quasi) Fco, del quale diventa il secondo operatore, e il Ceo Alex Cruz non dedica una sola battuta alla distribuzione tradizionale.

Bisogna farsene una ragione, dunque. In agenzia si vende altro: viaggi di nozze e fly and drive coast to coast, pacchetti per famiglie con bambini e trekking in Nepal, gruppi di ciclisti a Fuerteventura e pensionati tutto compreso a Igea Marina. Non sono nicchie, e non sono facilmente attaccabili dalla rete. Che avrà tutto, 24 ore su 24, ma a digitalizzare professionalità - e un sorriso - non c’è ancora riuscita. Per il momento, almeno…

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