Il commento del direttore
Remo Vangelista
“Per aprire un hotel di lusso serve una strategia di lungo periodo. Quello che voi vedete oggi è in realtà un viaggio che può durare 5, 10 o addirittura, come per il Waldorf Astoria New York, oltre 15 anni”. Dino Michael, senior vice president & category head, Hilton Luxury Brands, racconta così i retroscena delle ultime gradi aperture, come quella newyorkese, appunto, e degli ultimi annunci, che vedono un rafforzamento dei diversi brand con una pipeline diversificata e incisiva.
Due nuovi Waldorf Astoria, e poi Signia, NoMad e Conrad punteggeranno il 2026 di Hilton. “In realtà – sottolinea Michael – nel caso dei brand di alta gamma puntiamo più sulla qualità che sulla quantità. Arriveremo a 130 hotel distribuiti su tutti i nostri luxury brand, e procederemo con calma”.
Fra le aperture più attese del 2026 c’è sicuramente il Waldorf Astoria London Admiralty Arch. “Sarà un mix fra heritage e stile contemporaneo, per ridare un’anima e una vita a un monumento storico che fino ad oggi è quasi ‘scomparso’ dai radar” dice ancora Michael. Che sottolinea, però, il fascino del secondo Waldorf Astoria previsto in apertura nel 2026, quello di Kuala Lumpur che segna il debutto dell’iconico marchio in Malesia. “La Malesia è da tenere d’occhio come destinazione in forte crescita – spiega il vp luxury brand di Hilton -; e Kuala Lumpur, in particolare, ha lo stesso mood e la stessa energia che aveva Bangkok qualche anno fa. È una città davvero interessante e dalla quale ci aspettiamo molto”.
Il potenziamento dei resort
Con lo sguardo rivolto ad un futuro più lontano, si pensa all’arrivo di un Waldorf Astoria anche nel Peloponneso, in Grecia. “Stiamo lavorando sul potenziamento dei resort, un’area di mercato nella quale ci interessa espanderci, viste le tendenze del mondo del lusso. Abbiamo in mente un resort alle Seychelles, con un’isola privata, ma è ancora in fase embrionale”.
Fra i mercati a più intensa crescita come destinazioni, il Giappone, la Malesia, ma anche il Brasile e l’Argentina in Sud America. “Anche l’India è zona di investimento molto intenso, perché sono tanti gli indiani che viaggiano all’estero e poi, tornando in Patria, chiedono gli stessi standard e gli stessi brand che hanno sperimentato e vissuto fuori dal loro Paese”.
Ma se si sondano i desideri personali, il discorso cambia. “Dove vorrei aprire io? – dice sorridendo -. Beh, io vorrei un Waldorf Astoria in centro a Parigi, proprio nel cuore della città”.
E non dubitiamo che ce la farà.