Il commento del direttore
Remo Vangelista
Il business travel rallenta. Passata la fase post Covid durante la quale la macchina dei viaggi d’affari sembrava essersi rimessa in moto a pieni giri, dagli ultimi mesi del 2023 i network si sono trovati a fare i conti con una fase di stallo. Che ha costretto i principali player a rivedere le stime di crescita previste.
“Nell’ultimo quarter dell’anno abbiamo assistito a un rallentamento delle prenotazioni – spiega Paolo Bertola, commercial & service delivery director di Aci blueteam -. E per il 2024 la previsione è complessa, in quanto fattori interni ed esterni all’economia italiana portano le imprese ad adottare una posizione ‘difensiva’ sulle trasferte di lavoro e a rivedere le travel policy in atto”.
E anche se si assiste a un mantenimento del numero dei viaggi programmati, a cambiare nel 2024 sarà la “diminuzione dei servizi garantiti”.
Opinione condivisa da Sandro Palumbo, responsabile business travel di Welcome Travel Group: “Il nodo relativo ai costi resta attuale. La forte richiesta di camere ha fatto lievitare i prezzi degli hotel e questo comporta la rimodulazione delle tariffe. Le travel policy aziendali sono cambiate e richiedono processi più lunghi, con un inevitabile dilatazione delle tempistiche di approvazione delle trasferte. Per contro, il valore del servizio offerto dalle agenzie specializzate in business travel continua a essere sottostimato”.
In sostanza, segnala Palumbo, “in questo periodo stiamo assistendo ad un aumento dei costi senza un proporzionale aumento delle transazioni”.
Sull’aumento dei prezzi insiste anche Bertola: “L’‘effetto Teams’ è finito e le aziende vorrebbero tornare a programmare incontri di lavoro in presenza. Ma la spesa è troppo elevata, con un incremento del costo medio a transazione che causa inevitabilmente una perdita di volumi e di traffico”.
Una chiave di sviluppo potrebbe essere quella dell’internazionalizzazione: “Il nostro progetto prevede di approcciare nuove zone geografiche andando a presidiare aree dove c’è business, come Uk, Francia, Spagna o Svizzera” dice Giorgio Garcea, chief commercial & operations officer di Cisalpina Tours.
Un altro fronte aperto è quello della segmentazione dell’offerta. “Continuiamo a lavorare sulla qualità – dice Bertola – ma la qualità è cambiata. I kpi rimangono ma il travel è più flessibile”.
“Per la qualità del servizio va pagato il giusto prezzo alle adv, cosa che spesso non avviene” aggiunge Elena Carlino, chief commercial officer di Gattinoni Group, business travel corporate division.
In sostanza, avverte Palumbo, “Stiamo assistendo a una completa evaporazione del mercato nostrano: manca all’appello oltre il 20% delle fee da transazione nazionale. E’ in atto un’importante migrazione di volumi verso le low cost, con inevitabile contrazione dei margini. Una soluzione potrebbe essere quella di tornare a farsi pagare alcuni servizi, come emissione dei biglietti o check in. Anche perché le pratiche di viaggio richiedono oggi tempi di lavorazione più lunghi, con un incremento del costo del personale necessario per finalizzarle”.
“Abbiamo consegnato il nostro Paese nelle mani delle low cost – aggiunge Massimo Di Pasquale, head of national sales & account manager di Uvet -.Questo anche grazie alle sovvenzioni concesse agli aeroporti".
Le tematiche che continueranno a influenzare il 2024 restano sempre le stesse, chiude Di Pasquale: "Spinta alla digitalizzazione, sicurezza, taglio dei costi. Sono questi gli asset sui quali le aziende fonderanno la politica futura per il BT”.