L'addiodi Franceschini al Ministero del Turismo

Con una foto in cui trasporta uno scatolone, postata su Twitter con il commento “Chiuso anche l’ultimo scatolone. Tutto pronto per chi arriverà a guidare il ministero economico più importante del Paese” Dario Franceschini dà l’addio al suo ruolo di ministro per i Beni e le Attività Culturali e il Turismo.

Franceschini, che qualche mese fa aveva festeggiato il fatto di essere il ministro della cultura durato di più in carica dalla istituzione del Ministero nel 1974, ha chiuso il suo mandato così come lo aveva aperto, confermando di essere stato alla guida di quello che definisce ‘il principale Ministero economico del Paese’.

Il ministro aveva tracciato, già qualche tempo fa, il bilancio del suo operato. “Questa legislatura – aveva detto - si è distinta dalla fine della lunga stagione dei tagli, dalla crescita delle risorse del Mibact, dal successo dei grandi progetti culturali, primo fra tutti la rinascita di Pompei, e da importanti leggi di settore”.

In specifico, fra le cose fatte per il turismo, Franceschini ha enumerato tre operazioni chiave: la nuova vita dell’Enit, con la nomina di Evelina Christillin alla presidenza e con l’applicazione del nuovo statuto; l’Artbonus, il credito di imposta che va a stimolare anche le ristrutturazioni alberghiere e le spese per la digitalizzazione anche nel tour operating e nelle agenzie con la procedura del tax credit; il Piano strategico del turismo, che guiderà la programmazione turistica del Paese fino al 2020. Linee guida del documento, la sostenibilità e il digitale.

“Molte delle azioni realizzate in questi quattro anni - ha detto ancora Franceschini - sia in termini di risorse sia dal punto di vista di scelte e regole, sono irreversibili indipendentemente da chi si troverà al Governo”.

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