Caccia ai punti fedeltà, i viaggiatori d'affari rinunciano anche alla sicurezza

I punti fedeltà valgono più della sicurezza in hotel. Questo, in sintesi, il messaggio che emerge dalla ricerca commissionata da Carlson Wagonlit Travel, che ha indagato sulle abitudini di viaggio degli uomini d’affari del pianeta.

A livello globale tre su dieci dichiarano di essere disposti a sacrificare la propria sicurezza per guadagnare punti nei programmi fedeltà della compagnie alberghiere. I più temerari in questo senso sono gli statunitensi (39%), seguiti dagli europei al 34%. “Evidentemente - spiega David Falter, presidente di RoomIt by Cwt - i viaggiatori sono molto concentrati sui loro punti fedeltà degli hotel, farebbero di tutto per ottenere quei benefici”.

Italiani più guardinghi
In questo quadro i viaggiatori d’affari italiani sono in controtendenza. A fronte, infatti, di un 51% di svedesi disposti a viaggiare in hotel meno sicuri pur di ottenere punti fedeltà, seguiti dal 38% degli inglesi, i nostri connazionali a optare per questo atteggiamento sono il 29%. Una percebtuale sempre alta, ma decisamente inferiore a quella di altri Paesi del continente.

Occhio all'intruso
Ma quali sono le maggiori paure di chi viaggia per affari? Esattamente la metà di tutte le persone intervistate ha detto di temere l’ingresso di un intruso. Quattro viaggiatori su dieci hanno affermato di temere che il personale dell'hotel dia inavvertitamente la chiave della loro camera o informazioni a un estraneo (41%) o di subire disagi causati dalle azioni di altri ospiti (40%).

Un terzo degli intervistati, infine, ha identificato gli incendi (36%) e gli attacchi terroristici (33%) come cause della loro preoccupazione.

Se guardiamo nello specifico all’Italia, la percentuale di viaggiatori d’affari che teme una possibile intrusione da parte di estranei durante il soggiorno sale al 59%, risultando la preoccupazione più diffusa tra i nostri connazionali.

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