La class action non convince: il turismo fa scuola, ma è un’eccezione

Ironia della sorte, riguarda proprio un’agenzia di viaggi uno dei pochi casi in cui la class action (ovvero le ‘cause collettive’ intentate nei tribunali) ha avuto un’esito quasi positivo.

Di per sé, come riporta un articolo di Repubblica, a cinque anni dalla sua introduzione il meccanismo non sembra dare i risultati sperati. E solo una causa su 50 finisce con un risarcimento. Troppo poco per dichiarare il successo di uno strumento legale che, al suo debutto, prometteva risultati ben più sostanziosi.

Tra le poche class action che hanno portato qualche risultato, una riguarda proprio il turismo e risale al 2013. Centrotrenta turisti ottennero dal giudice il diritto a un risarcimento da 3.600 euro a testa a spese dell’agenzia di viaggi che aveva venduto una vacanza a Zanzibar in un villaggio ancora in costruzione.

Di per sé un successo per la class action. Ma non del tutto: dopo la sentenza del giudice, l’adv dichiarò fallimento. I clienti, racconta il quotidiano, non videro mai i loro soldi. Resta tuttavia l'importanza della sentenza, che ha scritto un capitolo importante nella storia del 'danno da vacanza rovinata'.

Tutti motivi che stanno spingendo l’ipotesi di una revisore delle leggi che regolano le cause collettive. Una prospettiva che però sembra non piacere alle imprese; il timore è una pioggia di cause con un conto salato per le aziende.

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