Tassa di soggiorno a 10 euro: esplode la protesta del turismo

“Un pessimo regalo di Natale”. “Incomprensibile”. “Drammatica miopia”. Sono queste le prime reazioni delle diverse associazioni di categoria all’introduzione nella manovra di un emendamento che facilita il raddoppio del valore massimo della tassa di soggiorno, portandolo da 5 a 10 euro a persona per i capoluoghi di provincia in cui la media delle presenze turistiche nei tre anni precedenti è di venti volte superiore al numero dei residenti.

“È un pessimo regalo di Natale - dice Federalberghi - per le imprese e i lavoratori del turismo delle destinazioni interessate, che con grande fatica si stanno risollevando dal baratro in cui erano sprofondate durante la pandemia e sono tuttora alle prese con la stangata del caro energia.”

Le fa eco Federturismo, che sottolinea come i comuni non possano pensare di continuare a fare cassa in questo modo. “Sono tasse che colpiranno la fascia di turisti che pernotta nelle strutture ricettive e che  non toccheranno invece quella enorme platea di soggetti che a vario titolo e non sempre legalmente, offre alloggio nelle destinazioni turistiche” dice la presidente Marina Lalli.

“Gli alberghi non possono farsi carico di tutta la tassazione delle città – dice Confindustria Alberghi -. Il settore è stretto tra aumenti spaventosi dei costi, primo tra tutti è quello dell’energia, e la crescita astronomica del costo dei mutui accesi per resistere alla crisi Covid. Una situazione molto delicata per le imprese del settore: la domanda turistica sta andando bene, ma l’incremento dei costi sta azzerando i margini rendendo sempre più difficile il recupero dei due anni di fermo causati dalla pandemia”.

In più, aggiunge Confindustria Alberghi, i comuni che hanno visto forti incrementi di domanda nel 2022, stanno già registrano un parziale calo, dovuto all’apprezzamento dell’euro e l’aumento di questa tassa scoraggerà ulteriormente la domanda. “Una drammatica miopia che colpisce un settore, quello alberghiero, che contribuisce in modo sostanziale all’economia dei territori, del Paese, e all’occupazione in Italia” conclude l’associazione in una nota.

Sulla stessa linea Assoturismo Confesercenti: “Tassare i turisti non ci sembra una buona strategia, proprio in un momento di ripresa come questo. Si rischia di scoraggiare i visitatori, soprattutto le famiglie, offrendo loro un incentivo per ridurre la durata del soggiorno, e di spingere fuori mercato le città d’arte. L’esatto contrario di quello che dovremmo fare” dice il presidente Vittorio Messina.

“L’imposta di soggiorno è già una gabella poco gradita, anche perché in teoria avrebbe dovuto essere un’imposta di scopo destinata agli investimenti per lo sviluppo del turismo, ma le risorse sono arrivate al comparto con il contagocce, e solo in alcuni territori – dice ancora il presidente di Assoturismo -. Con questo nuovo intervento, poi, l’imposta diventa un vero e proprio esborso, da 280 euro a settimana per una famiglia con due figli. Una stangata da evitare assolutamente”.

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