A cura di Robert Gentile

Editorialista turistico, esperto di retail, community-manager, head-hunter

Tre cose che la moda di lusso insegna al turismo (Via Monte Napoleone docet)

Oggi parliamo di turismo e di moda, anzi di fashion: ormai va nominata così, visto che quella italiana è un’eccellenza mondiale. Cominciamo da un dato di fatto che merita di essere conosciuto: la milanese Via Monte Napoleone è stata recentemente insignita da Cushman & Wakefield, società immobiliare tra le più grandi al mondo, del titolo di most expensive street on the planet for luxury retail, with rents reaching €20.000 per square metre per year”. Per affittare 100mq in Monte Napoleone, quindi, servono 2 milioni di euro all’anno: più di quanto costino quegli stessi metri quadri in Fifth Avenue, a New York, e New Bond Street a Londra, che completano il podio 2024. Gli Champs Élysées a Parigi e Kowloon a Hong Kong sono indietro.

Non basta: Montenapo (come i modaioli milanesi la abbreviano) è un lato del Quadrilatero della Moda, ovvero il quartiere circoscritto anche da Corso Venezia, Via Manzoni e Via della Spiga. Ecco un elenco (parziale, eh) dei brand che affollano quel chilometro quadrato: Armani, Versace, Prada, Fendi, Dolce & Gabbana, Valentino, Gianfranco Ferrè, Bottega Veneta, Bulgari, Cartier, Brunello Cucinelli, Moncler, Balenciaga, Breguet, Dior, Patek Philippe, Damiani, Missoni, Chanel, Etro, Ralph Lauren. Ci sono tutti i luxury brands, tutti: senza eccezioni.

Ecco tre flagship store che vanno assolutamente visitati, sia perché recentemente ristrutturati (a costi milionari), sia perché rappresentano lo stato dell’arte (mondiale, non italiano) del luxury retail: Louis Vuitton, Via Monte Napoleone 2; Ferragamo, Via Monte Napoleone 3 e Gucci, Via Monte Napoleone 7. Tutti e tre stanno in 150 metri, 200 passi o poco più. Io ci sono appena stato, ecco tre cose che noi “turistici” dovremmo imparare:

L’esperienza conta più del prodotto - Le agenzie vendono viaggi, quindi il servizio è fondamentale, per convincere a spendere per qualcosa di costoso e immateriale. I negozi di moda vendono scarpe e borse: se uno entra per comprare una Gucci Bamboo 1947 Vernice Nera a € 5.500 (se non sapete cosa sia, informatevi) chi vende ha vita facile: “Ecco la borsa, grazie, vada in cassa”. Invece no, sbagliato, era così anni fa. Oggi l’acquisto è esperienza, quindi la Bamboo (come le “Marylin” di Ferragamo o la “Neverfull” di Vuitton) vanno viste nel proprio contesto, il marchio ha una sua storia, un suo mondo, un suo vissuto. Se compri Gucci o Louis Vuitton il cliente deve entrare nello storytelling di Gucci o Louis Vuitton, imprese fondate rispettivamente nel 1921 e nel 1854. Anche noi abbiamo brand di questa portata: Hilton o Club Med, solo per fare due nomi. Le agenzie dovrebbero fare la stessa cosa;

Un sorriso cambia la vita - Attilio, formidabile CEX Manager di Ferragamo (CEX sta per Consumer Experience) lo spiega così: “Quando accolgo un cliente, la prima cosa che gli rivolgo è un sorriso, guardandolo negli occhi. E la prima domanda è: “Cosa posso fare per Lei?” non “Cosa vuole acquistare?”. Perché stabilire una relazione è fondamentale e va fatto subito, nei primi venti secondi. E se il cliente è affezionato, la prima domanda non è: “Bentornato, cosa posso proporLe stavolta?” ma “Aspetti, mi racconti come è andato il matrimonio per il quale Lei ha comprato quelle magnifiche Mule con nastro”. La gente ama raccontarsi, una borsa o un abito possono segnare la vita, noi vendiamo sogni, non prodotti. E come tratta, Attilio, il cliente che entra in negozio e dà l’impressione di non voler comprare nulla? “Ho un bell’esempio. Tempo fa è entrato uno straniero, vestito abbastanza sciattamente, sguardo basso e ombroso. Se ne stava in un angolo, i colleghi lo ignoravano apposta, io mi avvicino, gli sorrido e gli chiedo cosa se posso essergli d’aiuto. ‘Allora” fa lui ‘Prendo quella borsa, quell’altra e pure quella lì. E quelle due là in fondo’. Il miglior cliente del giorno, e non gli avresti dato una lira”. Lezione per gli agenti che guardano i clienti “tanto questo compra su Google”...

La vetrina conta, eccome - Per le sue vetrine Gucci ha creato un apposito concept, denominato “Endless Narrative”, caratterizzato da un’alta libreria in legno turchese, appoggiata su un tappeto della stessa tonalità, che a volte sembra riflettersi all’infinito grazie a una serie di specchi. I vari scaffali contengono opere d’arte e statue in miniatura che richiamano figure dell’antichità, ovviamente libri e volumi d’arte, inframezzati a prodotti Gucci, mostrati anch’essi come oggetti d’arte: perché tra una “Jackie” e l’opera omnia di un Warhol non c’è poi così tanta differenza. Per Gucci “le vetrine vanno oltre la semplice funzione espositiva e diventano portali verso un mondo in cui gli oggetti ispirano e dove le storie si svolgono all’infinito, invitando il cliente ad avvicinarsi, a pensare e a scoprire nuove prospettive”. Ecco, di nuove prospettive (anche non endless) avrebbero bisogno le vetrine di molte agenzie italiane, milanesi e non...

I blog di TTG Italia non rappresentano una testata giornalistica poiché sono aggiornati senza alcuna periodicità. Non possono pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 07.03.2001. Le opinioni ivi espresse sono sotto la responsabilità dei rispettivi autori.
Ti è piaciuta questa notizia?
Condividi questo articolo
Iscriviti a TTG Report, la nostra Newsletter quotidiana