easyJet, Ryanair e British: così Brexit può mettere in crisi il business model

Qualche mese fa Michael O’Leary, in uno dei suoi tradizionali interventi, aveva fatto una profezia che da più parti era stata presa come una provocazione: con l’avvio della Brexit Iag sarà costretta a vendere Iberia e Vueling, perché la normativa europea non consente alle compagnie di avere più del 49 per cento delle quote in mano a investitori extra Ue.

Ora alla vigilia dell’avvio del processo, previsto per la prossima settimana, la prospettiva sembra molto più probabile, secondo quanto riportato da un’inchiesta effettuata da The Guardian. Non solo. Il processo di riorganizzazione, in primo luogo finanziaria, dovrebbe coinvolgere anche pezzi forti del calibro di easyJet, che per continuare a operare nel Vecchio Continente dovrà mettere in campo filiali posizionate in uno dei Paesi dell’Unione europea, con una congrua percentuale di capitali europei. Ma, sempre secondo il Guardian, anche Ryanair potrebbe avere bisogno di un riposizionamento, anche se la sua sede è in Irlanda.

Il nodo da sciogliere
Il nuovo processo sarebbe infatti indispensabile per potere effettuare rotte interne all’Europa e non generate dalla Gran Bretagna, dove British e easyJet hanno la sede. British non avrebbe bisogno di modifiche, volando solo dall’Uk, ma le ‘sorelle’ in Iag Iberia e Vueling sì. Lo stesso dicasi per easyJet, che ha nelle rotte interne una fondamentale fetta del business. E non a caso Carolyn McCall aveva già in passato detto che la compagnia era già al lavoro per acquisire una licenza in uno dei Paesi Ue.

Nulla di definito e di certo al momento, comunque. Me le prospettive all’orizzonte appaiono complesse e le possibili soluzioni ancora tutte da definire.

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