Il commento del direttore
Remo Vangelista
A Sanremo una ragazzina, Gigliola Cinquetti, incanta l’Italia cantando ‘Non ho l’età’, sbancando il Festival prima e l’Eurofestival poi. Contemporaneamente Sergio Leone crea uno dei suoi (e di tutto il cinema italiano) capolavori, ‘Per un pugno di dollari’. E alla Ferrero di Alba viene creato quello che ancora oggi è l’oggetto del desiderio di grandi e piccoli, la Nutella.
È il 1964, gli anni del boom economico fanno ancora sentire la propria eco e il benessere che ne deriva fa da spinta naturale anche al turismo. Si sviluppa un nuovo business su cui provano a mettere le mani molti big dell’industria italiana. Un terreno fertile su cui si sviluppa un piano che porta la firma della società di investimenti Italconsult, che si allea con la Fiat, con Alitalia, con l’Aci, con la Sara Assicurazioni, Cit e Banque Lambert. Ne nasce il progetto ‘Valorizzazione turistica’, altrimenti detto Valtur, e il nome nel giro di pochi anni si trasforma in sinonimo di vacanze organizzate, di villaggi-vacanza.
I primi anni: arriva anche Club Med
Inizia così la storia di uno dei brand più conosciuti (e allo stesso tempo più tormentati) del panorama turistico italiano, sul quale si concentrano sin dai primi anni le attenzioni di altri nomi noti e del Governo italiano, che entra nel capitale del tour operator nel 1974, due anni prima di Club Med, che in questo modo cerca di allearsi al potenziale nemico. Altra svolta finanziaria quella del 1991, quando nel capitale entra con la quota di maggioranza l’Istituto San Paolo: un passo che sembra segnare la svolta verso l’alto di Valtur. Tanto che sei anni dopo il gruppo bancario si prende anche la quota del Med attraverso la Situr.
La svolta a sorpresa del 1997
Siamo nel 1997, un anno storico per il turismo italiano, con la creazione di Club Vacanze da parte di Calisto Tanzi, la fine di Ventana e la nascita del polo Ifil Alpitour-Francorosso; e proprio in questo contesto arriva un colpo di scena inatteso dal mercato. San Paolo mette sul mercato Valtur e mentre tutti si attendono il passaggio ad Alpitour attraverso la Ifil, spunta un fornitore della Fiat che sbaraglia tutti i concorrenti: Carmelo Patti.
Con la sua Cablelettra ha creato un impero da 400 miliardi di lire con i componenti elettronici per le vetture Fiat e attraverso la finanziaria che la controlla, su un’idea di sua figlia Maria Concetta, che ne diventerà la guida fino al 2011, rileva il 77 per cento di Valtur per circa 300 miliardi di lire. È la svolta, anche se gli anni immediatamente successivi andranno subito in una direzione diversa rispetto a quanto inizialmente ipotizzato, ovvero la creazione di un polo con Alpitour.
Lo sviluppo di Valtur nell’era Patti
Nel mirino c’è l’espansione all’estero, la creazione di villaggi nei principali luoghi di vacanza, e la famiglia Patti decide di correre con le proprie gambe, salendo al 100 per cento delle quote già nel 2001. I percorsi sono doppi: da una parte l’espansione al Sud, e in particolare nella terra natale, la Sicilia. Dall’altra l’apertura di villaggi fuori dai confini: Mar Rosso, Tunisia (nel 2006 arriva Tabarka), il Messico con Tulum, Mauritius. E non mancano sogni nel cassetto che non hanno mai veduto la luce, come quello della Libia oppure dell’Albania. Una crescita progressiva che trasforma anche Maria Concetta Patti in un punto di riferimento per tutto il comparto del tour operating, tanto che nel 2008 sale alla presidenza di Federviaggio.
Si apre la crisi
Si arriva così al 2011, quando la situazione finanziaria inizia a scricchiolare. A inizio anno arriva il piano di ristrutturazione industriale, che prevede una revisione al ribasso del budget nel primo anno (da 230 a 212 milioni di euro) per poi arrivare a 311 due anni dopo. Ma le cose non vanno in questo verso. È il 7 ottobre e a Rimini sta per aprirsi TTG Incontri. Tra i padiglioni inizia a circolare una voce, sempre più insistente: per Valtur si profila lo stop, i debiti sono saliti a 300 milioni di euro. Si apre la crisi.
- Fine prima puntata. Domani seconda puntata con gli anni dei commissari e l’epoca breve di Franjo Ljuljdjuraj -
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