La montagna bianca in cerca di alleanze per salvarela stagione

I primi segnali che questo non sarebbe stato un inverno facile per le stazioni sciistiche e per gli appassionati di neve sono arrivati nelle scorse settimane, quando alcuni dei principali comprensori italiani hanno annunciato che non avrebbero messo in vendita gli abbonamenti stagionali alle piste. Troppo alto il rischio di chiusure improvvise e troppo complicato gestire i flussi.

All’indomani dell’ultimo Dpcm, restano ancora sul tavolo tutte le possibilità aperte. Per il momento, infatti, il Governo ha deciso di tenere le stazioni sciistiche chiuse, salvo che per gli allenamenti degli atleti, fino al 24 novembre, senza di fatto intaccare ancora la stagione, che era prevista in apertura il 28 novembre.

Ma intanto, si legge su repubblica.it, le stazioni sciistiche stanno cercando di stringere accordi e alleanze, per adottare protocolli comuni e per rendere sostenibile economicamente l’apertura degli impianti.

La notizia della costruzione di un’alleanza arriva da Maurizio Fugatti, governatore del Trentino, che spiega come sia in corso un lavoro con le realtà confinanti per evitare fenomeni di concorrenza sleale e per garantire chiarezza agli sciatori.

Il protocollo
Una bozza di protocollo c'è già: è stata firmata dai rappresentanti dell'Anef di tutto l'arco alpino e attende l'approvazione del Cts. I punti chiave sono questi: interventi sulle casse per evitare code al momento dell'acquisto degli skipass; portata limitata all'80 per cento degli impianti chiusi (funivie e telecabine); sanificazione delle strutture e ovviamente mascherina sempre indossata. Per quanto riguarda rifugi e ristoranti sulle piste da sci valgono le regole degli altri esercizi pubblici.

Maurizio Rossini, amministratore delegato di Trentino Marketing, conferma: "Stiamo lavorando a regole comuni con senso di responsabilità, l'ipotesi chiusura degli impianti non è sul nostro tavolo". E Valeria Ghezzi, presidente nazionale delle società funiviarie, sottolinea l'importanza dello sci per l'economia delle popolazioni di montagna: "Lo stop allo sci comporterebbe la chiusura di alberghi, ristoranti, negozi e scuole di sci".

Il punto chiave
Lo snodo focale è quello dell’innevamento artificiale delle piste, procedimento molto costoso che non tutte le stazioni di sentono di affrontare con il rischio di non poter aprire le piste a causa dell'epidemia.

I comprensori sciistici si stanno orientando verso una strategia prudente: in una prima fase saranno innevate le piste considerate indispensabili, tra cui quelle che consentono i collegamenti tra vallate. Anche perché quest’anno è quasi certo che mancheranno i turisti da Germania, Polonia e Repubblica Ceca che rappresentavano una grossa fetta del fatturato delle stazioni invernali, soprattutto nelle Dolomiti. E il rischio di mettere in campo un business non sostenibile è dietro l’angolo.

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