Il misterioso mondo degli slot in aeroporto tra cifre da capogiro e regole da rivedere

Nome in codice slot. Un termine prevalentemente da addetti ai lavori fino a qualche tempo fa, una sorta di dietro le quinte del trasporto aereo sconosciuto ai più, ma intorno al quale ruota un giro d’affari impressionante.

Negli ultimi anni, però, complici in particolare i fallimenti di diverse compagnie aeree, il tema dei diritti di decollo da un determinato aeroporto ha varcato le soglie della cronaca, conquistando una platea più ampia. Proprio gli stop di diverse compagnie, infatti, ha riacceso il mercato dei diritti di volo: a fare gola nella vendita degli asset di questi vettori sono infatti, insieme agli aerei in flotta, sono proprio gli slot, il cui valore in molti casi raggiunge livelli molto elevati.

Meccanismi complessi
Il sistema degli slot non è utilizzato da tutti gli aeroporti, ma solamente da quelli di livello 3, quelli definiti da Iata come ‘coordinated airports’: gli ultimi dati rilasciati dall’associazione e risalenti allo scorso anno parlavano di 177 scali in questa categoria.

Le regole per l’assegnazione degli slot sono definite dalla Iata e possono variare. Due volte all’anno, poi, alla Iata conference le compagnie possono incontrarsi ed effettuare scambi e compravendite. Scatenando anche vere e proprie battaglie, come quelle in atto su Heathrow in vista dell’espansione dello scalo. E comunque gli spazi si stanno restringendo.

I casi più eclatanti
Tra le cifre che hanno fatto più rumore ci sono quelle relative al passaggio di due slot di Oman Air ad Air France-Klm: prezzo pagato 70 milioni di euro; mentre dall’altra parte dell’Oceano American ne ha pagati 60 a Sas sempre per un paio di slot.

Attualmente il sistema è alla ricerca di nuove regole, maggiormente condivise a livello mondiale, per rendere il mercato maggiormente competitivo. Finora senza grandi risultati.

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