Aerei fermi e niente sostuzioni: gli effetti della mancanza di piloti sulle compagnie

La carenza di personale di cabina addestrato non è un fenomeno nuovo. Della mancanza di piloti se ne parlava già diversi anni fa. Ma la pandemia ha aumentato la pendenza di quello che ormai appare come un piano inesorabilmente inclinato.

Entro il 2032, secondo le previsioni riprese da travelweekly.com, mancheranno solo in Nord America 30mila piloti. I pensionamenti, affermano le cifre, supereranno le nuove licenze, che pure sono destinate a crescere.

Su questo fronte, infatti, le cifre sembrano positive: nel 2022 la Faa ha rilasciato 9.588 licenze, un numero che ha superato il precedente record di 9.520, registrato nel 2016. Ma bisogna tenere presente che nel 2020 e nel 2021 l'attività di formazione dei piloti aveva subito una brusca frenata. Inoltre, tutto questo deve fare i conti con i pensionamenti in arrivo e l'aumento della domanda.

Aerei fermi
La situazione diventa ancora più chiara se si guarda all'attività delle compagnie aeree: Southwest Airlines, su oltre 700 aerei, ne tiene fermi da 40 a 45 al giorno per mancanza di piloti. E il ceo di United Airlines Scott Kirby ha affermato senza mezzi termini che la mancanza di piloti non consentirà alle compagnie di tenere il passo con la domanda. Di fatto, farà perdere opportunità di crescita e fatturato.

Ma per i piccoli vettori la situazione è ancora più difficile, dal momento che possono fare meno leva sugli stipendi.  

Una situazione che si riflette anche sui passeggeri: sempre più spesso, se un piota si ammala non c'è modo di sostituirlo e i voli vengono cancellati.

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