Isnart, lo slow tourism conquista i giovani italiani

Le aree interne del buon vivere e le piccole città di provincia, in Italia, crescono più velocemente dei grandi comprensori turistici. Fra il 2020 e il 2021 il tasso medio di sviluppo è stato del 30%, secondo gli ultimi dati prodotti dall’Istituto Nazionale Ricerche Turistiche (Isnart) e presentati a Roma durante l’incontro “Attivazioni - Per il turismo che cambia”.

“Il successo di regioni tradizionalmente meno trainanti come Abruzzo, Molise, Marche o Umbria - ha evidenziato il presidente Roberto di Vincenzo - è dovuto al fatto che, oggi, chi viaggia in Italia cerca risposte a un preciso perché, vuole conoscere meglio le proprie origini, trovando nello slow tourism la formula ideale per soddisfare quest’esigenza. Nel 50% dei casi si tratta di viaggiatori appartenenti alle generazioni Y e Z (dal 1985 in poi): il 94% sceglie sempre soluzioni sostenibili, mentre il 40% desidera esplorare destinazioni poco conosciute”.

Cammini, ciclovie ed enogastromia
Molteplici i progetti che coinvolgono a livello nazionale oltre 2mila imprese strutturate in 21 reti, con nuovi circuiti nell’area triestina di Duino Aurisina, nella Grande Sila in Calabria o per la Sardegna Nuragica. Tre in particolare stanno distinguendosi per capacità di rete. Il Cammino di S. Antonio, che nel 2022 celebra i 200 anni dalla conversione francescana del santo, si snoda ora per 430 km da Venezia all’eremo di La Verna nell’Appennino Toscano, incrociando a Padova la ciclovia Treviso-Ostiglia e il circuito delle Vie d’Acqua. La Via Verde dei Trabocchi in Abruzzo ha invece collegato la sua originaria tratta cicloturistica di 42 km lungo l’Adriatico a circuiti e cammini interni per un totale di 300 km, mentre Taranto e provincia, insieme al Salento delle Murge, hanno lanciato percorsi esperienziali enogastronomici adatti a ogni stagione.

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