Prezzi, qualità, collegamenti e margini bassi: i 4 punti deboli

A fare la differenza sul piatto della bilancia nella scelta fra il mare italiano e altre proposte internazionali sono, come ormai recita il ritornello che tutti conosciamo da diversi anni, i prezzi.

Lo confermano anche le agenzie di viaggi, che nel sondaggio lanciato da TTG Italia, fra tutti i punti di debolezza del prodotto, orientano la maggioranza delle loro risposte verso la questione prezzi.

Che il Paese abbia un gap competitivo è evidente: le agenzie non fanno che sottolinearlo. Il 44,2 per cento dei dettaglianti attribuisce ai prezzi troppo elevati il secco passo indietro che il Mare Italia ha registrato nel corso degli ultimi anni sul mercato domestico. “Per la realtà della mia agenzia - dice Marco Degani, titolare di Viaggi e Sfizi a Cormano (Milano) - non ci sono forti concorrenti. I miei clienti, visti i prezzi, scelgono automaticamente l’estero e prenotano”.

In sostanza, dice Degani, “io la vendita non la perdo, la vendita viene persa a livello nazionale ed è un peccato, vista l’enorme potenzialità turistica dell’Italia”. Ma il prezzo non è l’unico dato che viene contestato al balneare della Penisola. Ben più pesante è il secondo dato più votato dai rispondenti al sondaggio, ossia il cattivo rapporto qualità-prezzo delle strutture e dei servizi. Il 41,4 per cento delle agenzie lo evidenzia come punto debole determinate nella scelta della clientela. “Abbiamo un’Italia meravigliosa, ma non siamo capaci di venderla - dice Silvana Marzano, titolare di Silvana Travel a Cernusco sul Naviglio (Milano) -. È troppo cara e non è all’altezza dei servizi dei Paese stranieri”.

La differenza la fa la competizione con gli altri Paesi: “A parità di costo un pacchetto Grecia, volo incluso, risulta più conveniente, in modo particolare per le famiglie” dice Gianpietro Costa, titolare di Colibrì viaggi ad Azzano Decimo (Pordenone). A fare da corredo alle lacune del mare Italia vi è anche la scarsa redditività del prodotto in proporzione al lavoro richiesto (per l’8,5 per cento dei rispondenti) e la difficile accessibilità delle località per il 5,7 per cento.

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