Ultimo tango a Parigi

Voilà la révolution. Anche se i padri della rivoluzione, questa volta, sono gli ultimi a cedervi. I cugini d'Oltralpe di Air France, alle prese con debiti milionari e con i tagli di costi e personale rimettono mano all'atavico orgoglio e avviano tanti piccoli processi di cambiamento.

Piccoli, a guardarli dall'esterno ma il diavolo si annida nel particolare verrebbe da dire, ed è quanto meno indicativo che dalla stagione invernale le classi a bordo degli aerei Air France non saranno più denominate alla francese, bensì con un canonico e universalmente adoperato inglese. Da 'voyageur' si passerà a 'economy', da 'affaire' a 'business' e così via.

Non poca cosa se si considera che in piena corsa alla conquista dei cieli, tra '60 e '70, Aérospatiale fece ritardare di anni il debutto del Concorde proprio per una disputa sul nome con i colleghi di British Aircraft Corp. e riuscì anche a spuntarla, imponendo quella 'e' finale alla definizione inglese 'Concord'.

Altri tempi, come dimostra la nuova lounge di Af al De Gaulle, investimento da 13,5 milioni di euro, che pur mantenendo un impeccabile style français, per dimensioni e lusso, strizza inevitabilmente l'occhio all'opulenza degli hub del Golfo Persico, e non nasconde la speranza di intercettare proprio quei clienti business con le tasche piene di petrodollari.

Un po' come le grandi firme del prêt-à-porter parigino (ma anche dell'alta moda italiana), che abbassano il capo e presentano metà collezione assecondando i canoni estetici, discutibili e passati, dei nouveau riche russi o emiratini, tra capi leopardati e abiti svolazzanti che neppure nei peggiori anni '80.

Suona un po' tutto come l'ultima danza, di un grande ballerino, che prova a portare una goffa dama, con un sorriso amaro sulla bocca.

Twitter @SGianuario

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