Le vere priorità in tempo di crisi

Il Governo, per contrastare l’emergenza economica conseguente al coronavirus, si è concentrato su due direttrici:
- immissione di liquidità (con i finanziamenti garantiti dallo Stato)
- interventi a fondo perduto (cassa integrazione, indennità Inps, crediti d’imposta, contributo a fondo perduto).

Nonostante i lodevoli intenti e le dichiarazioni a reti unificate, sono ormai emerse in maniera palese due criticità:
- i tempi per l’attuazione di tali interventi (eccessivamente lunghi a causa di procedure dominate dalla burocrazia)
- il fatto che si sia rimasti concentrati su un’ottica emergenziale, senza dare il via a progetti di medio periodo in grado di prospettare un futuro alle attività economiche.

Di fatto il turismo, assieme alla cultura (eventi, spettacoli) è il settore più colpito dalla crisi perché estremamente legato a dinamiche esterne: se il resto del mondo non riparte, il turismo resta fermo. Per un bar od un ristorante è sufficiente mettere i tavoli ben distanziati sul marciapiede per riprendere a ricevere i propri clienti clienti; un’agenzia viaggi, invece, non può far altro che scorrere quotidianamente i bollettini dei contagi a livello mondiale.

Il ritorno alla normalità sul piano economico dopo l’emergenza richiederà molto tempo per il nostro settore e molte agenzie hanno pensato bene (giustamente) di mettere fieno in cascina avvalendosi ampiamente dei finanziamenti garantiti dallo Stato col DL Cura Italia, come conferma l’aggiornamento dei dati diffuso dal MEF sulle richieste di accesso ai prestiti.

Il rischio, però, è che questi verranno utilizzati solo per versare le imposte: è infatti con preoccupazione che si avvicinano, senza alcuna sospensione o proroga, le scadenze Ires ed Irpef e l’obbligo dei relativi versamenti di fine giugno.

Trattandosi di versamenti relativi al saldo delle imposte dovute sui redditi dell’anno 2019, probabilmente il Governo pensa che si tratti di un periodo non influenzato dalla pandemia.

D’altronde questi versamenti valgono complessivamente circa 29 miliardi di euro (ricordo che l’ultima manovra economica 2020 stanziava 32 miliardi, il Decreto Cura Italia ne stanziava 25 e l’ultimo Decreto Rilancio ha stanziato 55 miliardi) e le spese sostenute per interventi a fondo perduto da qualche parte devono pur essere recuperate.

Sorgono però due dubbi:
- come è possibile che a pochi giorni dalla scadenza dei versamenti di fine giugno, ancora non si sa se questi verranno prorogati oppure no? Come può un imprenditore pianificare le proprie uscite finanziarie con questa incertezza di brevissimo periodo?

- Dobbiamo davvero credere che quella che per lungo tempo è stata una boutade (“lo Stato ci dà il finanziamento garantito così possiamo pagargli le tasse”) diventerà una triste realtà?


Giulio Benedetti – Studio Benedetti Dottori Commercialisti – www.studiobenedetti.euwww.travelfocus.it

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