Low cost, l’ultima estatePesano fuel e personale

Probabilmente, almeno in Europa, sarà necessario rivedere il business model. Ma il caro fuel e le spese per il personale non faranno tremare le compagnie aeree. Le previsioni sugli utili parlano chiaro: se da un lato le maggiori spese comporteranno una compressione dei margini, dall’altro il segmento del trasporto aereo, nel suo complesso, si manterrà saldamente in attivo.

Secondo le cifre riprese da ilsole24ore.com, se il profitto netto nel 2017 era arrivato alla cifra record di 38 miliardi di dollari (per un totale di 4 miliardi di passeggeri), la Iata stima che il dato scenderà, nel 2018, a 33,8 miliardi.

Colpa, in primo luogo, del caro fuel, che torna a farsi sentire sui conti. Ma a fare da contraltare c’è una domanda che sembra non conoscere freni. I dati di giugno parlano di passeggeri in crescita del 7,8% rispetto a maggio e di una progressione del 7% nei primi sei mesi dell’anno. Guardando solo all’Italia, le cifre di Assaeroporti indicano, da gennaio, un aumento del 5,8% dei passeggeri rispetto all’anno scorso.

Il nodo degli scioperi
Ma, oltre al carburante, c’è anche un’altra questione con cui le compagnie aeree, in primis quelle europee, si trovano a fare i conti: il costo del personale. Che ci sia carenza di piloti (complici il rapidissimo aumento della domanda e gli inevitabili tempi di formazione del personale) non è un mistero e anche la stessa Iata lo ha messo in luce.

Tra gli effetti collaterali della mancanza di piloti c’è ovviamente il rafforzamento del loro potere contrattuale. E, di conseguenza, l’incremento degli scioperi. Questi ultimi stanno costringendo le compagnie, in particolare quelle europee, a mettere mano al portafogli e rivedere le paghe.

Sui conti dei vettori, dunque, si sta muovendo una manovra a tenaglia: l’aumento del prezzo del fuel da un lato e quello del costo dei piloti dall’altro. Non si sta parlando di due voci di poco conto: in media il carburante pesa per il 22% sulle voci di spesa totali dei vettori, mentre il personale incide per ben il 24%. A conti fatti, in ballo c’è quasi la metà delle uscite complessive dei vettori.

Un effetto sui prezzi è praticamente inevitabile. E, con esso, forse anche una revisione dei modelli di business. Che le tariffe del low cost stiano andando verso una revisione è qualcosa di più di una semplice ipotesi. All’affacciarsi della prossima estate, cioè tra meno di dodici mesi, viaggiare a basso costo potrebbe non essere più così semplice.

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