Gli effetti dello stop ai B737Max: persi due terzi della capacità

Ha comportato una riduzione della capacità di oltre 41 milioni di posti lo stop ai B737 Max. Lo dice un’indagine condotta da Oag, società con sede nel Regno Unito specializzata nella fornitura di servizi digitali per il trasporto aereo.

Secondo l’analisi, riportata su ttgmedia.com, le stime sulla capacità dei vettori per la stagione estiva corrente aggiornate al 18 febbraio 2019 (ovvero prima della messa a terra degli aeromobili di casa Boeing) parlavano di una disponibilità complessiva di circa 62,7 milioni di posti. Posti che, dopo il fermo, sono scesi a 21,4 milioni, ovvero due terzi in meno rispetto alle aspettative. Un calo che il senior analyst della società, John Grant, definisce “sconcertante”, soprattutto per il suo peso economico, stimato intorno ai 4 miliardi di dollari.

Gli effetti sui singoli vettori
Guardando gli effetti sui singoli vettori, "la portata della messa a terra del B737 Max è stata molto dirompente per molti", ha spiegato Grant. La più colpita risulta essere China Southern, con una riduzione di posti di 3,8 milioni di unità.

La capacità di Norwegian si è ridotta di 2,17 milioni di posti (63%), quella di Lot di 1,97 milioni unità (85%), quella Tui Airways di 900.000 (63%) e quella di Icelandair di 1,10 milioni di posti (75%).

Un duro colpo a cui si è aggiunta la necessità di dover ripensare la pianificazione della stagione invernale dopo l’estensione della messa a terra al mese di novembre.

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