Traffico aereo: si riparte dal tutti contro tutti

Per il traffico aereo, l'unica certezza della crisi Covid sono le perdite. Ma sulla ripresa prossima ventura si sta scatenando il tutti contro tutti.

“L'Europa, da inizio anno, ha perso circa 1 miliardo e mezzo di passeggeri, -68% l'andamento medio” ha testimoniato Olivier Jankovec, direttore generale di Aci Europe nel corso di un webinar organizzato dall'aeroporto di Olbia.

Proprio le società di gestione, però, sono le più irritate con la politica. “Oggi, in Europa, perdiamo 350 milioni a settimana e abbiamo rinviato 4 miliardi di investimenti. Però Bruxelles ha autorizzato 32 miliardi di aiuti ai vettori e solo 2,2 agli scali, di cui 1,5 solo in Germania” ha aggiunto Jankovec.

L'Italia, fatta eccezione per alcune iniziative regionali, ha dato 'zero' agli aeroporti. “Noi chiuderemo con un -64% di traffico e dei 57 milioni di euro di investimenti previsti, ne abbiamo messi in campo solo 29. Servono aiuti, ma qui, tra Stato e Regione, nessuno risponde” lamenta Silvio Pippobello, amministratore delegato di Geasar, società di gestione dello scalo di Olbia.

La voce dei vettori
Le compagnie, di contro, ce l'hanno con la mancanza di organizzazione. “Le continue marce indietro del Governo su chiusure e aperture ci stendono” ha ammesso Valeria Rebasti, commercial country manager per l'Italia di Volotea.

“Sul fronte delle regole e degli standard, a partire dai Covid test rapidi, ci vorrebbe una regia europea. Questa darebbe un grande accelerata alla ripresa, prima che i vaccini diano i loro frutti” secondo Lorenzo Lagorio, country manager di easyJet in Italia.

Venti di guerra
E sullo sfondo, c'è la guerra tra vettori e scali. “Le compagnie fanno l'elenco dei buoni e dei cattivi” attacca Renato Branca, a.d. di Sogaer, società di gestione dell'aeroporto di Cagliari. “Quanto mi concedi? Allora ti porto i voli. Non puoi darmi niente? Accontentati del traffico in alta stagione e poi addio. Questo è il ricatto, che non è solo delle low cost, ma ormai anche delle legacy. Eppure qui, da offrire, non c'è rimasto niente”.

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