God save the Queen. And tourism

A una manciata di giorni dalle nozze che uniranno il principe Harry a Meghan Markle, il turismo d’Oltremanica tenta una nuova e disperata offensiva. A dispetto delle nefaste previsioni legate alla Brexit suggellate nientemeno che da ETOA, la destinazione confida che il royal wedding restituisca smalto alla propria immagine.  

Mintel, agenzia di fama planetaria specializzata in studi di marketing non si è lasciata sfuggire l’opportunità di azzardare un pronostico. E visto che il 33% dei britannici si dice convinto che i matrimoni della famiglia reale rinvigoriscano lo spirito patriottico, si è chiesta cosa tutto ciò potrebbe significare in termini di turismo interno. È così emerso che, proprio sulla scia dell’evento, il 23% dei giovani tra i 16 e i 24 anni si sentano molto più invogliati a visitare residenze e monumenti legati ai regnanti, in particolare il Castello di Windsor e Buckingham Palace. Lo stesso avrebbero dichiarato il 15% degli inglesi tra i 25 e i 65 anni di età più il 7% degli over 65.

Il fenomeno scavalca l’oceano, pilotando le scelte degli statunitensi – conterranei della sposa -, a quanto pare interessati agli stessi monumenti in una percentuale che varia dal 28% dei sondaggiati in età 18-24 anni al 19% del restante campione intervistato.

La blasonata unione contribuirebbe poi a incrementare le vendite di prodotti made-in-England, oltre confine ma anche sullo stesso mercato inglese (17%) e londinese (22%).

Padri del marketing, gli statunitensi stanno nel frattempo abbondantemente cavalcando l’onda in casa propria, allestendo ristoranti e sale da te tematizzati. Non a caso a loro va anche la paternità dello storytelling, termine che alle nostre latitudini suona desueto solo perché abusato.  

Britannici e statunitensi stanno invece dimostrando quanto sia vivo e attuale. Cosa che peraltro rimarca Alessandro Baricco, maestro della materia nella torinese Scuola Holden. “La realtà – ricorda in un suo interessante monologo - è costituita da due elementi: un oggetto o un fatto più il racconto che gli ruota intorno. E la differenza dell’impatto emozionale non la fa la natura degli oggetti o dei fatti ma la quantità di narrazione che questi portano con sé”.  

La monarchia britannica, si sa, in questo non ha pari. Ecco perché oggi più che mai se ne continua a chiedere la benedizione.

Twitter @paolaviron

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