Patané: “Dati allarmanti nell’estate: servono aiuti più pesanti”

Anche agosto non ha aiutato il turismo. Lo dicono i dati di Confturismo Confcommercio che evidenziano come anche il mese centrale per le vacanze degli italiani abbia mostrato numeri complessivamente ridotti, permanenze medie più brevi e spesa contratta. E le proiezioni per settembre sono ridimensionate rispetto a quelle previste due mesi fa.

“A fine marzo ipotizzavamo una perdita di valore della produzione del turismo nel 2020 nell’ordine dei 100 miliardi di euro: allora sembrava una visione eccessivamente drammatica ma ogni giorno che passa ci avviciniamo sempre più alla sua concretizzazione” dice Luca Patanè, presidente Confturismo.  

Secondo i dati dell’Indice di fiducia dei viaggiatori italiani rilevati da Swg tra il 23 e il 31 agosto, scende per la prima volta tra luglio e agosto – da 65 a 63 punti su scala da 0 a 100 – l’indice che rappresenta la propensione degli italiani a viaggiare riferita al mese di settembre.

I risultati della summer
Ma anche il consuntivo non premia il turismo: se nella rilevazione di giugno il 69% degli intervistati pensava che avrebbe fatto almeno un periodo di vacanza entro agosto, lo stesso campione, consultato nuovamente a fine mese scorso, dichiara di essere partito solo nel 60% dei casi (-9%) e, del 40% che non si è mosso, solo l’11% sono italiani che normalmente non fanno vacanze in questo periodo dell’anno. Gli altri indicano come motivo della “non partenza” i timori per la pandemia, nel 52% dei casi, ma anche difficoltà di ordine economico e mancanza di ferie, nel 47%.

Inoltre, solo il 41% degli intervistati ha fatto ferie di lunghezza tradizionale, con almeno 5 pernottamenti a destinazione, mentre il 19% ha fatto viaggi brevi o frazionati in più periodi, ma sempre di breve durata.

Se per le tipologie di destinazioni il mare, già vincente nelle previsioni fatte a giugno, va addirittura oltre, raggiungendo un record storico pari al 62% delle preferenze, un altro record, purtroppo in negativo, lo segnano le città e luoghi d’arte che, nel dato consuntivo, registrano complessivamente un 10% delle preferenze.

Da sottolineare come solo il 4% di chi è andato in vacanza abbia scelto destinazioni straniere, un dato preoccupante per lo stato di salute di adv e t.o.

“Se, in parte col decreto Rilancio e poi con il decreto Agosto, il Governo ha finalmente cominciato a dare alcune risposte alle nostre richieste, oggi, alla luce di questi numeri e dell’oggettivo allontanamento del termine della crisi l’ampiezza e l’intensità di queste risposte vanno adeguate per fare un salto di qualità, se non vogliamo perdere un settore centrale e strategico per l’economia nazionale come il turismo – conclude Patanè -. Con le risorse del Recovery Fund si può fare molto, ma bisogna mettere il turismo al centro delle politiche attive per la ripresa”.

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