Il commento del direttore
Remo Vangelista
Investimenti sì, investimenti no. Non è ancora chiara quale sarà la prospettiva turistica per Cuba in questo 2017, una meta su cui gli operatori italiani non smettono di credere, ma che sta cominciando ad incassare i primi dietrofront da parte delle compagnie aeree americane. Sebbene sia sicuramente in grado di portare volumi di traffico interessanti nei prossimi mesi.
Da Obama a Trump, il cambio di passo
Scelte operative, quelle delle compagnie, che sono arrivate poco prima del cambio di passo annunciato qualche giorno fa dal presidente Usa Donald Trump, che ha posto un deciso freno all’apertura voluta dal suo predecessore Barack Obama, invece, nei mesi scorsi.
Da quanto emerge dall’analisi pubblicata da Capa-Centre for Aviation sui movimenti aerei sulla regione, dopo l’annuncio fatto nel 2015 di apertura verso Cuba a cui aderirono la quasi totalità dei vettori aerei a stelle e strisce, lanciando sul mercato 110 voli commerciali giornalieri su un network di 9 destinazioni cubane, ora si registrano i primi arretramenti.
I movimenti nei cieli cubani
Forse per una questione di overcapacity, rileva la Capa, forse per i mancati risultati attesi, ma dopo un primo semestre 2017 che ha portato flussi record tra le due sponde del Mar dei Caraibi, ora le compagnie hanno deciso di abbassare gli impegni.
Tra queste rientrano alcuni player Usa come Silver Airways, Spirit Airlines e Frontier Airlines, che hanno influito nella riduzione della capacità aerea sulla destinazione scesa del 18,8% nel secondo semestre 2017 rispetto ai primi sei mesi.
Per il prossimo semestre restano comunque in piedi circa 8mila posti volo degli oltre 10mila presenti sul mercato nel primo trimestre dell’anno. E di questi, il 34,2% di share è in mano ad American, seguta da Southwest con il 23,8% e da JetBlue con il 21,3%; Delta detiene circa il 10% di mercato, mentre United e Alaska Airlines quote decisamente minori.