Bocca, Federalberghi:“Non si possono trasformare gli hotel in ospedali”

"Non vogliamo aprire trasformando gli alberghi in ospedali, a questo punto preferiamo non aprire”. Una posizione chiara, quella espressa dal presidente di Federalberghi Bernabò Bocca a proposito della cosiddetta fase 2 e delle misure di sicurezza allo studio anche per le strutture turistiche.

“Se il cliente va in vacanza a luglio e agosto - ha spiegato a Sebastiano Barisoni nel corso della Trasmissione Focus Economia di Radio24 - non può trovarsi in una sala operatoria. Per cui se ci saranno le condizioni per aprire in sicurezza noi vogliamo e siamo pronti a farlo, se viceversa dovremo avere dei protocolli degli istituti dei medici che trasformano gli alberghi in ospedali non vale neanche la pena aprirli”.

E ha segnalato come tutto il comparto sia in attesa di conoscere i protocolli da seguire: “Siamo assaliti da richieste di aziende di sanificazione - ha raccontato - ma prima di muoverci vorremmo idee chiare da parte del Governo sulle misure di sicurezza da garantire ai clienti. Il problema del distanziamento sociale - aggiunge - implica dei costi aggiuntivi rilevanti per la struttura. Pensiamo ad esempio al buffet breakfast; se un hotel ha 160-180 clienti ci vorrebbe un campo da calcio per far fare colazione a tutti mantenendo la distanza di sicurezza. Sarà dunque necessaria o una turnazione, o il servizio in camera, tutte cose che costano”.

Le proposte al Governo
Ma quali sono le proposte di Federalberghi al Governo? “Innanzitutto quella di adeguare le tariffe a un mercato italiano che ovviamente non è altospendente come quelli americano, russo o asiatico. Ci dovranno quindi essere tariffe in linea con le esigenze del mercato nazionale”.

Quello di cui i clienti hanno inoltre bisogno oggi è tranquillità: “Per questo dobbiamo dire che se il turista oggi prenota non avrà nessun problema nella cancellazione della prenotazione, non ci saranno caparre, né una cancellation policy”.

E sul bonus vacanze che rende detraibile dalla dichiarazione dei redditi la cifra spesa dice: “Pensiamo sia una proposta giusta, ma dipende da quanti soldi ci saranno a disposizione del settore perché è una proposta che costa. Farebbe però emergere il nero, perché il cliente chiederebbe per forza la ricevuta o la fattura dell’esercizio in cui sta andando; sarebbe quindi in parte compensata dall’aumento del gettito Iva, ma comunque sulla carta costa molto. La riteniamo molto utile, ma altre sono più utili, come ad esempio il differimento delle scadenze fiscali per gli alberghi che a oggi hanno zero ricavi e hanno difficoltà a fare uscite di cassa”.

Il nodo dei costi
La vacanza detraibile è comunque un incentivo alla vacanza: “Èuna manovra che dovrebbe costare circa un miliardo e mezzo o due miliardi di euro. Io ritengo che per un Paese come l’Italia due miliardi sul turismo possano e debbano essere spesi, ma purtoppo è una scelta che non dipende da me”.
Stefania Galvan

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